Il senatore Pd ha comprato un'officina su strada e, così com’era, l'ha resa il suo ufficio
Accanto c’è un gommista, di fronte la questura, se ci si affaccia sulla strada si vede il palazzone dei servizi segreti, l’edificio di piazza Dante in cui si trovano Dis, Aise e Aisi. Ora, in una strada del quartiere Esquilino a Roma che sembra ferma agli anni ’50, invece di un’autofficina c’è l’ufficio di Dario Franceschini (66 anni), senatore, già segretario Pd, ministro nei governi Draghi, Conte-II, Gentiloni, Renzi, Letta, che oggi ha dato una significativa intervista a “Repubblica” in cui smonta l'idea che Pd e 5 Stelle possano correre uniti alle prossime elezioni.
Ma l’articolo ha incuriosito i lettori anche per la foto che lo accompagna, che vede l’uomo politico seduto tra una parete degli attrezzi (“la considero il mio Burri”, un riferimento all’artista umbro che usava i materiali più diversi per realizzare le sue opere), una bicicletta appesa e una moto Bmw che ha una storia notevole: era sua quando aveva vent’anni, l’aveva venduta nel 1989, e dopo sette passaggi di proprietà, i suoi due amici Alberto Losacco e Antonello Giacomelli, esponenti del Pd, l’hanno ritrovata e gliel’hanno regalata per i 50 anni. Sugli scaffali, per ora solo un tapiro d’oro di ‘Striscia la Notizia’, ricevuto nel lontano 2009. Il motivo? Durante l’elezione a segretario del Pd, a microfoni aperti raccontò che fu lui a trovare voti per Arturo Parisi, che in teoria era il suo sfidante. “Un aiuto non si rifiuta mai”, spiegò a Valerio Staffelli.
Curiosa anche l’insegna che campeggia sopra la testa di Franceschini, con il nome dell’autofficina, “Fratelli Romeo”, passata di mano solo pochi mesi fa e lasciata praticamente intatta. “Ogni tanto qualcuno bussa e chiede il bollino blu. L’altro giorno una signora mi ha detto: mi sembra di conoscerla, ho già fatto il bollino da lei, vero?”, racconta Franceschini a ‘Repubblica’. Buffo e non casuale il cartello stradale appeso: divieto di svolta a destra.