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Consulta, Flick: "Manca la quadra sui giudici? Cossiga minacciò lo scioglimento delle Camere"

'Non è l'accordo politico che detta i tempi in cui assolvere ad un obbligo costituzionale'

Giovanni Maria Flick
Giovanni Maria Flick
30 gennaio 2025 | 18.31
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Parlamento in panne per l'elezione dei quattro giudici costituzionali che dovranno reintegrare Silvana Sciarra (il cui mandato è scaduto nel novembre 2023), Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti (i cui mandati sono scaduti il 21 dicembre 2024). Dopo 13 convocazioni, e due sconvocazioni, l'ultima ieri, siamo ancora al nulla di fatto nonostante l'appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ed intanto si profilano tempi lunghi per la prossima seduta comune del Parlamento. Una situazione che allarma gli esperti, in quanto un obbligo costituzionale che tocca la funzionalità di un essenziale organo di garanzia si trasforma in un nodo interamente politico.

E' l'accordo politico che detta i tempi in cui assolvere ad un obbligo costituzionale consentendo al Parlamento di sottrarsi se manca l'accordo? "No - risponde senza mezzi termini all'Adnkronos il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick -. L'obbligo costituzionale del Parlamento è tale che il presidente Francesco Cossiga ricordò che sarebbe stato costretto a sciogliere le Camere se non fossero state in grado di eleggere un giudice costituzionale (il 7 novembre 1991, in ragione dell’inerzia parlamentare nella reintegrazione del plenum della Corte - ndr). Non è infatti l'accordo fra le forze parlamentari a condizionare i tempi. L'elezione dei membri della Consulta è un dovere, non un accordo politico. Perché la Corte costituzionale è l'organismo di controllo, di verifica, di garanzia della costituzionalità delle leggi e delle risoluzioni dei conflitti". "E una Corte funziona meglio e si esprime al meglio con tutti i membri e non solo con il minimo di essi per poter lavorare: Il prodotto del pensiero di undici giudici è inevitabilmente diverso dal prodotto del pensiero dei 15, nell'equilibrio delle triplici componenti del Collegio (capo dello Stato, magistrature di vertice e Parlamento)".

Infatti le 'regole' sono state pensate nell'ottica di preservazione di un organo di garanzia: l’art. 5, comma 2, della legge costituzionale n. 2 del 1967, si limita a prevedere che se manca un giudice "la sostituzione avviene entro un mese dalla vacanza stessa"; l'organo elettivo è tra gli altri il Parlamento in seduta comune; il quorum evita che la maggioranza possa imporre il suo candidato; lo scrutinio è segreto per impedire imposizioni dall'esterno e far sì che si arrivi ad un consenso sostanziale, pensato; e infine le candidature non si dovrebbero ufficializzare per non favorire politicizzazioni.

Invece? "Il modo di organizzare il Parlamento all'esercizio di voto dei membri della Consulta avviene di fatto in modo sgradevole - ribatte Flick - Dividere tra i gruppi parlamentari le spettanze di chi scegliere non è modo di attuare la Costituzione. Mi viene in mente una vecchia battuta sui Cda Rai: un posto alla Dc, uno al Pci ed uno a uno bravo. Non è questo il metodo per eleggere la suprema magistratura dello Stato".

Stesso dicasi quindi sulle 'quote rosa' e l'intenzione della politica di garantire un posto ad una donna? "Donne e uomini sono eguali. La promozione della donna da parte della politica è doverosa. Si può chiedere la presenza di una percentuale femminile nei Cda. Ma non lo si può fare in Corte costituzionale. Dove si deve puntare al complesso, non al genere a cui si appartiene. La lacuna che per troppo tempo ha caratterizzato l'assenza femminile in Corte è stata rimossa alla fine degli anni '80".

"Si spera che ogni parlamentare nel momento in cui vota non adempia a un dovere verso il proprio gruppo di appartenenza ma indichi la persona più adatta". Il voto ad oltranza potrebbe essere il metodo per portare il Parlamento alla quadra? "In uno dei conclavi lo adottarono. Ma una via del genere lascia perplessi. E' uno dei doveri delle Camere eleggere i giudici costituzionali, se non riescono vuol dire che esse vengono meno ai loro doveri, tanto che ne è ipotizzabile lo scioglimento", conclude. (di Roberta Lanzara)

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