Fermato un 35enne, ex paziente della dottoressa
E' stata dichiarata la morte cerebrale per la dottoressa Barbara Capovani, la psichiatra 55enne aggredita venerdì pomeriggio all'uscita dall'ospedale Santa Chiara di Pisa da un ex paziente psichiatrico, Gianluca Paul Seung, che è stato arrestato la scorsa notte dalla polizia. Capovani è stata colpita ripetutamente alla testa e le sue condizioni sono apparse subito disperate.
Nel pomeriggio di oggi, intorno alle 17.40, al termine della verifica di tutti gli esami clinici e strumentali necessari, la commissione di specialisti ha disposto sulla paziente l'inizio della procedura di accertamento di morte cerebrale la cui conclusione è arrivata alle 23.40. Al termine del periodo di osservazione si è proceduto alla donazione degli organi, "assecondando in tal modo una sua espressa volontà che i familiari hanno condiviso", hanno fatto sapere con un bollettino medico congiunto l'Azienda ospedaliero-universitaria pisana e l'Azienda Usl Toscana Nord Ovest. L’espianto è stato autorizzato dal magistrato titolare del fascicolo di indagine.
CHI E' L'AGGRESSORE - E' un malato psichiatrico di 35 anni, residente a Torre del Lago, frazione del comune di Viareggio (Lucca), con precedenti di polizia per aggressione e reati sessuali, il presunto autore del pestaggio della dottoressa Capovani.
Le serrate indagini della polizia di Pisa hanno portato all'esecuzione del decreto di fermo nei confronti dell'uomo "pregiudicato per reati di indole violenta", con l'accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e lesioni gravissime nei confronti di un esercente professioni sanitarie.
Il 35enne, che era stato collocato nel 2019 presso il reparto della dottoressa Capovani, secondo quanto emerso dagli approfondimenti investigativi, tutt'ora in corso, nutriva forti rancori nei confronti del medico, che lo aveva avuto in cura in quello stesso anno, elementi riconducibili anche dall'analisi dei social media dell'indagato. E proprio sui social l'uomo si presentava così: "Sono uno sciamano, mediatore fra invisibile e visibile; collego le dimensioni".
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura, diretti dal vice questore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita, il 35enne avrebbe tentato l'agguato già dal giorno antecedente la brutale aggressione, presentandosi presso il reparto psichiatrico dell'ospedale Santa Chiara vestito con abiti scuri, coperto in parte da cappello e mascherina chirurgica con in spalla uno zaino. Tuttavia, l'intento criminale non sarebbe poi giunto a consumazione giovedì scorso, poiché il primario, al momento del suo arrivo, non era presente nella struttura.
Il 21 aprile, giorno dell'aggressione, l'uomo si è presentato nuovamente in reparto, questa volta portando a compimento il proprio intento criminale, colpendo con un oggetto contundente ripetutamente al cranio la vittima, cogliendola di sorpresa alle spalle, mentre era chinata sulla propria bicicletta per rimuoverne il lucchetto e andare via alla fine del proprio turno di lavoro.
L'azione è stata ripresa da una telecamera che ha cristallizzato a distanza i momenti dell'agguato e, partendo dalla scena del crimine e dalle caratteristiche fisiche e di abbigliamento dell'aggressore, è iniziata da parte della Squadra Mobile un'opera di ricostruzione a ritroso di tutti i movimenti compiuti dall'autore prima della commissione del delitto, che ha consentito, attraverso l'analisi di un numero ingente di telecamere acquisite degli investigatori intorno a tutta l'area oggetto di interesse e anche altrove, di risalire all'identità del 35enne.
Decisiva, oltre a quest'opera di capillare analisi e cristallizzazione di fonti di prova, come ha spiegato il vice questore Nocita in una conferenza stampa, è stata anche la testimonianza resa da una persona che, il giorno prima dell'aggressione, avrebbe interloquito con il presunto autore all'interno della struttura ospedaliera. Sottoposto ad individuazione fotografica, il testimone ha riconosciuto con certezza l'indagato.
L'aggravante della premeditazione viene contestata non solo in ragione del fatto che, il giorno prima, l'uomo avesse tentato di rintracciare la dottoressa Capovani indossando un abbigliamento specifico allo scopo di celare la propria identità, "ma dal fatto che lo stesso avesse portato anche dei diversi capi di abbigliamento, indossati nella fase antecedente e successiva al fatto, contenuti verosimilmente all'interno di uno zaino che portava in spalla, così come l'arma del delitto, allo scopo di garantirsi la fuga senza destare sospetti".
Le precauzioni adottate dal 35enne non sono state tuttavia sufficienti: infatti dall'accurata analisi delle telecamere è stato possibile individuare, ha spiegato sempre il vice questore Nocita, la figura dell'indagato mentre, a volto scoperto, pochi minuti dopo la commissione del delitto viene immortalato mentre si allontanava a passo svelto in un punto distante circa 250 metri dalla scena del crimine.
Nella tarda serata di sabato 22 aprile, gli investigatori della Squadra Mobile, su disposizione della Procura, si sono recati presso l'appartamento dell'uomo a Torre del Lago allo scopo di eseguire una perquisizione. Il 35enne si è opposto all'atto barricandosi in casa ed è stato necessario lo sfondamento della porta. A seguito dell'irruzione l'uomo ha, dapprima, cercato di aggredire i poliziotti con dello spray urticante ma è stato immediatamente immobilizzato. Sotto il letto, nella camera, aveva anche occultata una balestra munita di diversi dardi.
La perquisizione, eseguita successivamente con l'ausilio del personale del Centro Provinciale di Polizia Scientifica, ha precisato Nocita, "ha fornito ulteriori elementi a riscontro di quanto sino a questo momento accertato, sono state effettuate diverse repertazioni e sono stati sequestrati anche il pc ed il cellulare in uso all’indagato".
A seguito di tutti gli accertamenti svolti l'uomo è stato sottoposto a fermo disposto dalla Procura. Dopo gli adempimenti di rito, i poliziotti lo hanno trasferito nel carcere 'Don Bosco' di Pisa.
Il 35enne era già conosciuto alle forze dell'ordine anche perché avrebbe inviato a nome dell'Associazione difesa utente psichiatrico (Adup), di cui si proclamava referente, numerose lettere a prefetture, questure, comuni e ministeri, spesso con un tono definito farneticante, per denunciare anche presunti complotti, di cui parlava anche sui social e su YouTube, che spaziavano dalla vendita di cellule staminali alle sette sataniche, fino al traffico di stupefacenti.
Il 35enne ha accumulato diversi fogli di via dalle province di Lucca, di Prato e di recente anche di Pisa per comportamenti molesti, e anche denunce. Nel febbraio 2022 l'uomo è stato arrestato per aver spruzzato dello spray urticante al peperoncino negli occhi di un vigilante all'ingresso del tribunale di Lucca dove era stato convocato per un processo per interruzione di pubblico servizio.