Un aumento di capitale da 30 milioni di euro annunciato a fine aprile a sostegno del piano industriale quinquennale, un patrimonio netto che ora ammonta a 70 milioni di euro, l'uscita anticipata dal concordato preventivo in continuità aziendale. Ci sono abbastanza elementi, a dispetto dei problemi creati dalla pandemia, perché MV Agusta possa guardare ad un futuro di crescita a livello globale. Ne è convinto Timur Sardarov, l'imprenditore russo ceo dell'azienda, che dal 2019 è con la sua famiglia unico azionista di uno dei marchi storici e più amati del motorismo italiano e mondiale. "L'aumento di capitale è stato necessario perché la nostra azienda ha deciso di uscire dal concordato con un anno di anticipo -spiega all'Adnkronos - l'azienda ha bisogno di investimenti extra e abbiamo rafforzato la nostra struttura per realizzare questo obiettivo.
"Allo stesso tempo", aggiunge, l'aumento di capitale "è un buon segnale per tutti i nostri stakeholder. L'azienda ora ha completato il processo di ristrutturazione interna ed esterna ed è in grado di realizzare i risultati promessi". Ecco allora, prosegue il ceo di MV Agusta, che "quest'anno abbiamo effettuato un re-styling e un re-engineering di tutta la nostra gamma. Parliamo di sette modelli e 19 diverse moto. Questo mese, inoltre, rilasciamo otto nuove moto. Abbiamo una delle gamme più ampie di modelli tra i produttori di medie dimensioni. Entro il 2024 la nostra gamma crescerà probabilmente del 40%. Lanceremo due nuovi motori e circa 12 nuove moto".
E questo, prosegue, "non comprende le biciclette e i prodotti di urban mobility, la cui produzione inizierà nei prossimi due mesi". Perché l'ambizione della MV Agusta targata Sardarov è diventare "un'azienda di mobilità trasversale: vogliamo colmare il gap tra mobilità leggera e mobilità più pesante, offrendo ai nostri clienti una gamma completa che va dai piccolo scooter a moto da 210 cavalli".
Negli ultimi mesi, due 'rumours' hanno riguardato il nome di MV Agusta. Il primo, che ipotizzava un'acquisizione da parte dell'austriaca Ktm, viene smentito seccamente. "MV Agusta ha il suo business plan e rimarrà da sola per almeno i prossimi 5 anni, fino a quando il piano che abbiamo annunciato non sarà realizzato. Manterremo la nostra indipendenza, l'azineda non ha bisogno di partner esterni", afferma Sardarov, che parla di "voci del tutto ingiustificate".
La seconda 'voce', invece, sta creando parecchie aspettative tra gli appassionati: un rilancio del marchio Cagiva e della mitica 'Elefant', che sulle piste della Parigi-Dakar e sul mercato seppe all'epoca tenere testa ai giganti giapponesi. "Cagiva è un marchio che appartiene a MV Agusta - spiega Sardarov - il nostro settore marketing sta valutando le possibilità di prodotti col marchio Cagiva e stiamo anche ragionando se definire la Elefant come 'sub-brand' di MV Agusta o come Cagiva-Elefant. La decisione ancora non è stata presa".
Allo studio, comunque, ci sono due motori: "Un 550 cc e un 950 cc. Entrambi i progetti richiedono dai 24 ai 28 mesi a partire da ora per essere realizzati. Forse - aggiunge l'imprenditore russo - il 550 potrebbe arrivare per primo".
Pur guardando avanti al futuro di MV Agusta, è inevitabile fermarsi a riflettere sui lunghi mesi della pandemia, dalla quale ancora non siamo usciti, e sulle conseguenze che il Covid ha avuto anche sui settori produttivi. "La pandemia l'abbiamo vissuta in diverse fasi - spiega Sardarov - nella prima, è stata colpita la nostra capacità di produrre, perché eravamo in lockdown. Poi, nella seconda fase, si sono combinati problemi diversi. Quello delle forniture, perché noi abbiamo oltre 200 fornitori, e quello della nostra rete di concessionari, che ha risentito delle diverse condizioni e misure restrittive nei vari Paesi, con le varie aperture, chiusure, lockdown". Sul fronte strettamente produttivo, dice ancora il ceo di MV Agusta, "abbiamo mantenuto regole di sicurezza molto severe e siamo riusciti a produrre quel che potevamo produrre".
"Nella terza fase - prosegue - che direi è andata da novembre 2020 fino a maggio di quest'anno, abbiamo sofferto un'instabilità sul fronte delle forniture, provocata dalla crescita di domanda di acciaio, alluminio, semiconduttori, plastica e altri metalli preziosi e, soprattutto componenti elettronici. Questo ha creato instabilità in tutto il settore automotive, non solo in Italia, ma nel mondo". E tuttavia, spiega, "siamo riusciti a mantenere i nostri piani per quest'anno, forse con una variazione del 5-7% ogni mese. Abbiamo prodotti incompleti nelle nostre fabbriche a causa della scarsità di materiali. La pandemia ci ha reso la vita più complicata, ma forse meno complicata rispetto a produttori più grandi".
Ora, con le riaperture, crescono le aspettative, non solo delle aziende, ma anche dei consumatori e MV Agusta guarda con fiducia alla propria gamma di prodotti. "Abbiamo uno dei prodotti migliori nella nostra categoria. Occupiamo la nostra nicchia. Tutto quello che abbiamo prodotto finora è andato venduto. MV Agusta -afferma Sardarov - non ha un problema di crescita, ha un problema di qualità dei dealer che ci rappresentano. Laddove abbiamo cambiato i dealer, migliorando la presentazione della nostra identità, dei nostri accessori, vediamo una crescita di volumi di 5-7 volte".
Insomma, per MV Agusta "il problema non è il prodotto o il marchio. La gamma di prodotti è una delle più forti che abbiamo mai avuto in termini di affidabilità, competitività e rilevanza. Gli unici ostacoli alla crescita ora sono legati alle capacità produttive e al miglioramento della rete dei dealer".
Infine, Sardarov riflette sul suo status di 'straniero', in un Paese, il nostro, ritenuto tra i meno 'business friendly' del panorama occidentale. Il riferimento, è al concordato, dal quale l'azienda sta uscendo. "Quando sono venuto in Italia, ho preso un asset molto problematico. Questa azienda si trovava in uno status legale particolare, che da un lato doveva aiutare l'azienda a non fare bancarotta, a mantenere la forza lavoro, la responsabilità sociale verso la regione. Da un lato il governo ci ha accordato quest status, ma appena ottenuto, non abbiamo più avuto alcun aiuto, nessuna banca voleva lavorare con noi a causa del nostro status", dice Sardarov.
"Se mi sento il benvenuto come investitore straniero in Italia? Dal punto di vista delle persone che lavorano con noi, i nostri fornitori, i dipendenti, i sindacati, la risposta è sì. Dal punto di vista del governo, la risposta è no - sottolinea l'imprenditore russo - non abbiamo avuto alcun aiuto dal governo per il Covid, perché siamo in concordato. Nessun aiuto dalle banche, perché c'è il concordato. E molto strano - continua - in America, quando un'azienda accede al cosiddetto 'Chapter 11', ci sono tanti programmi disponibili per aiutare in maniera consistente 'azienda a risolvere i suoi problemi. In Italia non è cosi, sei come 'maledetto'. Sei da solo".