cerca CERCA
Sabato 21 Dicembre 2024
Aggiornato: 09:39
10 ultim'ora BREAKING NEWS

APPROFONDIMENTI

L’Ucraina del vino, nonostante la guerra

Dopo anni di produzione massiva si punta alla qualità. Sempre più forte la percentuale di vini secchi

L’Ucraina del vino, nonostante la guerra
20 maggio 2022 | 10.22
LETTURA: 3 minuti

Odessa, Crimea, Mykolayiv, Kherson, ma anche Chernihiv, Lviv e Kiev. Tutte città e regioni che sono diventate improvvisamente e tragicamente note a partire dal 24 febbraio scorso a causa dell’attacco russo ai danni dell’Ucraina, ma sono anche nomi di luoghi che compaiono sulle mappe viticole del paese dell’est. Come spiega brevemente la pagina dedicata al vino del sito ufficiale dell’Ucraina, la bevanda non è mai stata parte della tradizione culturale, ma in alcuni territori come la Bessarabia - tra Moldavia e Ucraina - e la Transcarpazia - ai confini con l’Ungheria- il consumo di vino esiste da più di un secolo. Le origini della vinificazione in zona invece sono ben più antiche come testimoniano tracce di torchi e anfore risalenti al IV secolo a.C in Crimea e a 2500 anni fa a Odessa. Parliamo quindi dell’area sud e sud ovest, quella del Mar Nero che ospita la gran parte del vigneto ucraino - più de 50 per cento su un totale di circa 41mila ettari - mentre l’area nord si sviluppa molto più tardi grazie ai monaci nell'XI secolo.

L'invasione russa della Crimea nel 2014 ha rappresentato un duro colpo per il settore che ha perso più della metà dei suoi vini in bottiglia, per lo più vini semidolci e da dessert, ma la perdita della Crimea e il conflitto armato nell'est hanno offerto una spinta notevole ai vini secchi di stile occidentale, specialmente in Transcarpazia e nelle regioni meridionali di Odessa e Kherson. Dal 2015 infatti la produzione di vini secchi è cresciuta del 7-9% ogni anno.

Vengono coltivate quasi 180 varietà di uva, tra cui diverse tipologie autoctone. Tra queste troviamo quelle a bacca nera come Magarachsky, Cevat Kara, Kefesyia e Odessa Black, e tra le bianche, Telti Kuruk, Kokur Bely, Sary Pandas e Sukholimansky, un incrocio tra Chardonnay e Plavaï. L'uva bianca georgiana, Rkatsiteli, che un tempo costituiva il 40% di tutti gli impianti, cresce insieme a diverse uve internazionali come Aligote, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Gewurztraminer, Merlot, Muscat, Pinot Nero e Riesling.

Tradizione ben radicata è quella dello spumante o "shampanskoye", introdotto dal principe Leo Golitsyn, educato a Parigi, uno dei padri del vino dell'Ucraina, dopo la guerra di Crimea nel XIX secolo. Prodotto principalmente nella regione di Odessa, lo spumante rimane popolare ancora oggi, ed è fatto con Pinot Bianco, Aligoté, Riesling e Chardonnay.

Prima del XX secolo, la vinificazione in Ucraina era legata soprattutto al consumo personale. Con la nascita dell’Unione Sovietica le cose cambiano e non del tutto in positivo. Il Novecento per il vino ucraino vuol dire tanto volume e poca qualità. Si stima che negli anni '80, prima dell'arrivo della campagna anti-alcool di Gorbaciov dal 1985 al 1988, l'Ucraina rivendicasse 250.000 ettari di vigneti. Ciò accadeva mentre l’attenzione di critica e pubblico si consolidava sulla Georgia come produttore di vino di qualità. Con lo scioglimento dell’Urss le cantine collettivizzate crollarono, i vigneti furono abbandonati o estirpati per lasciare spazio alla produzione di cereali.

Tornando all’annessione della Crimea da parte della Russia, va detto che le cantine motivate a fare qualità, dal 2014 in poi, hanno avuto diversi problemi. Il primo è che il territorio ucraino occupato ospitava - e ospita ancora - la maggior parte dei vigneti del Paese e, di conseguenza, procurarsi l’uva non è stato affatto semplice. Da qui la decisione di diverse aziende di investire altrove in nuovi terreni di proprietà e la nascita di progetti più piccoli ma di maggiore valore. Un risultato raggiunto paradossalmente proprio grazie alla mancanza di accesso ai vigneti fin lì coltivati. Altro ostacolo alla crescita tuttavia è stato anche il pagamento obbligatorio di una quota di registrazione per l’imbottigliamento pari a circa 18 mila euro l’anno. Requisito per fortuna venuto a cadere nel 2018 con costi che oggi si aggirano intorno ai 30 euro l’anno.

Adnkronos - Vendemmie

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza