L'assessore al Welfare della Regione: "Lombardia lasciata sola, qualcuno dovrà spiegare perché"
Sulle ultime norme del governo relative al reintegro del personale sanitario no vax, "avrei fatto scelte diverse". Lo ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, intervenendo alla conferenza stampa dopo la Giunta, a Palazzo Lombardia.
Questo, sottolinea Bertolaso, "lo sa il presidente Fontana e lo sanno tutti quelli con cui mi sono confrontato nelle ultime ore, ma questa è la legge e va rispettata". In ogni caso, aggiunge, "è stata fatta una tempesta in un bicchiere d’acqua perché parliamo di numeri risibili con i quali non si risolvono i problemi di pianta organica. Stiamo parlando di circa 700 persone, la maggior parte delle quali ha incarichi amministrativi: gli infermieri sono poco più di 200 e i medici sono 19 unità". Certamente, osserva, "c’è da fare una distinzione, perché una cosa è un impiegato amministrativo, altra cosa è un medico, che inevitabilmente è contro natura".
Dunque "credo che il problema vada rimesso nell’ambito della sua reale importanza". Certo è, avverte, che "quei provvedimenti vanno trattati con cautela, vanno fatti dei controlli dal punto di vista medico e professionale, se un medico non ha lavorato per uno o due anni". Del resto, spiega Bertolaso, "non credo sia corretto destinare dei medici no vax in reparti nei quali possono venire a contatto con pazienti a rischio; ci sarà cautela con questo personale".
Ciò che ha detto la premier Giorgia Meloni sull’istituzione di una commissione inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid e su ciò che è accaduto negli ultimi due anni è "estremamente significativo" per il neo assessore al Welfare: "Sono stato il primo a chiederla, prima ancora che cadesse il governo Draghi e lo ribadisco anche oggi. Quello che è accaduto in Italia e in Lombardia nel marzo 2020 non può e non deve essere dimenticato. E non può passare sotto traccia".
Ricordando il suo impegno da consulente per la campagna vaccinale per la Regione Lombardia, Bertolaso dice: "Ho girato diversi ospedali lombardi in modo anonimo, ho preso il Covid in terapia intensiva e ho visto come lavoravano medici e infermieri, in certi casi anche senza mascherina. E non era certo colpa della struttura regionale. Era il governo nazionale a dover rispondere". Anche perché "oltre a chiudere le persone in casa, il governo non ha fatto altro. Ho visto persone morire nelle astanterie degli ospedali perché non c’era ossigeno. Credo che questo basti a motivare le ragioni per cui serve assolutamente una commissione di inchiesta per fare chiarezza e ristabilire perché è avvenuto tutto questo nel nostro Paese".
E aggiunge: "Questa regione è stata lasciata sola nei momenti di emergenza e qualcuno dovrà spiegare il perché. Non ho visto ministri, né partecipazione, ho visto solo videoconferenze. Non si risolvono le emergenze con le videoconferenze".
"Considero un privilegio - continua Bertolaso - essere stato chiamato dal presidente Fontana a dare una mano in questa fase, in un settore dove in questi ultimi due anni ho dato un piccolo contributo a risolvere problemi. Ora l’obiettivo è, entro fine mese, di fornire tempistiche precise per dare risposte a cittadini che quando chiedono visite specialistiche devono avere garanzie di avere un appuntamento entro un determinato periodo di tempo".
"Mi è stato chiesto di dare una mano in questa fase nel governo della Regione, del resto non ci dimentichiamo che il Covid non è ancora debellato", ha continuato.
"Sono qui - aggiunge Bertolaso - anche per dare una continuità alle cose fatte negli ultimi 18 mesi, ma non ho intenzione di fare altro. Finita questa fase tornerò in famiglia. Anche perché se avessi voluto fare altro, avrei fatto il sindaco di Roma".