L’era delle catastrofi. Così saranno ricordati probabilmente gli anni che viviamo, ma dalla crisi strutturale che ha coinvolto pesantemente anche l’Italia si può uscire puntando su un tessuto imprenditoriale ricchissimo e in grado di offrire strumenti concreti di riscatto. Di tutto questo si è parlato alla Link Campus University nel corso del convegno 'La tempesta perfetta e l’economia della Speranza. Un futuro per i nostri giovani'.
“Sui conti correnti degli italiani – ha spiegato Aldo Livolsi, economista e docente nell’ateneo – giacciono circa 1.200 miliardi di euro. Se si crea un clima di fiducia nel futuro, sia i privati che gli imprenditori sposteranno parte di questi patrimoni nel capitale delle aziende. Gli strumenti e le modalità ci sono. Fondamentale è il concetto di sussidiarietà, con il pubblico che detta l’indirizzo al privato, ma non lo sostituisce. Anzi, gli lascia l’iniziativa”.
Tra i protagonisti del primo panel, che ha visto la partecipazione anche di Alessandra Ghisleri e Nicola Rossi, il presidente di Aspen Institute Italia, Giulio Tremonti: “Nel 2007 ho usato la parola ‘speranza’ nel titolo di un libro in cui prevedevo la crisi della globalizzazione, che di lì a poco ha cominciato a manifestarsi. Oggi ne vediamo le conseguenze, anche se c’è ancora poca attenzione dell’attuale classe dirigente relativamente alla criticità della situazione”. Molto meno pessimista Leonardo Becchetti, fondatore di Next e direttore del Festival Nazionale dell’economia Civile: “oggi è difficile avere speranza nel futuro, ma non dobbiamo mai dimenticare che per le tante domande che abbiamo ci sono altrettante risposte. Siamo nell’era delle catastrofi, ma dalle catastrofi stiamo imparando molto: abbiamo imparato lo smart working e l’Europa ha iniziato a cooperare”.
Mai come in questo periodo speranza fa rima con finanza. Secondo l’ad di Tea Energia Raimondo Grassi, “dobbiamo iniziare a lavorare per il futuro dei giovani attraverso riforme strutturali che servano all’Italia. Bisogna riconvertire la mentalità del Paese, perché noi siamo sempre indietro a inseguire qualcosa che non riusciamo mai a raggiungere. C’è bisogno di una visione diversa”.
Visione che va cambiata anche a livello europeo, a giudizio di Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato e programme leader del corso di giurisprudenza alla Link Campus University: “Nella Ue c’è un problema di leadership. È evidente che non siamo più nell’Europa di Adenauer e di De Gasperi, ma bisogna tornare a uno dei pilastri dei padri fondatori. Ovvero: mai più guerra in terra europea”.