Beltrami (Fmsi): “La vaccinazione cambia a seconda del tipo di attività. Lo sportivo non è esente da malattie”
“Gli atleti dovrebbero fare tutte le vaccinazioni, non solo quella contro il Covid-19. Cruciale il ruolo del medico dello sport perché ha la possibilità di consigliare alcuni tipi di vaccinazioni piuttosto che altri in rapporto al tipo di attività sportiva. Ad esempio, per gli atleti che praticano attività fisica all’aperto e a contatto con il terreno è molto importante effettuare la vaccinazione antitetanica, mentre per chi si allena in acqua è fondamentale sottoporsi alla vaccinazione contro tifo e colera. Non solo, gli atleti che fanno sport di contatto, invece, devono immunizzarsi contro l’epatite B: attraverso il sudore e le ferite possono infatti essere contaminati da agenti virali e batterici contenuti nel sangue. Infine, per gli atleti che fanno sport di squadra o al chiuso, per cui una eventuale contaminazione può essere trasmessa attraverso le vie aeree, è necessario fare tutte le vaccinazioni contro il meningococco, la rosolia, la parotite e soprattutto contro l’influenza”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Gianfranco Beltrami, specialista in Medicina dello sport e vicepresidente della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI) (VIDEO).
Anche per partecipare a gare e competizioni internazionali per atleti agonisti (e non) l’imperativo è immunizzarsi. “Le competizioni internazionali come meeting, olimpiadi, universiadi, campionati mondiali e campionati europei - spiega Beltrami - espongono l’atleta a dei rischi seri, per cui le vaccinazioni sono doppiamente consigliate. Nel corso di questi appuntamenti l’atleta ha contatti ravvicinati con altri atleti, si sposta, viaggia, frequenta mense, alberghi, ambienti grandi e ristretti, che rappresentano più possibilità di contagio. E proprio in occasione di questi eventi si sono verificati casi di morbillo, di epatite, di meningococco, che hanno interessato gli atleti ma anche l’entourage degli sportivi, quindi accompagnatori, dirigenti, familiari compresi. Quindi l’atleta può essere a tutti livelli considerato ad altissimo rischio, per questo le vaccinazioni sono fondamentali”.
Tra i rari effetti collaterali del vaccino anti-Covid compaiono anche pericardite (infiammazione della membrana che protegge il cuore) e miocardite (infiammazione del tessuto muscolare cardiaco): è la sorte che è toccata a Francesca Marcon, 38 anni, pallavolista veneta che gioca a Bergamo. Anche per questo episodio, molti atleti hanno paura che il vaccino possa influire negativamente sulla propria performance.
“In realtà l’atleta non deve assolutamente temere nulla dalle vaccinazioni – sottolinea l’esperto. Va semmai individuato correttamente il tempo in cui programmare le vaccinazioni. Per i vaccini inattivati, ad esempio, sappiamo che possono manifestarsi piccoli effetti collaterali entro le 48 ore dalla somministrazione, mentre per i vaccini vivi attenuati queste controindicazioni si possono riscontrare a distanza di 2-3 settimane dall’inoculazione del vaccino. Per questo motivo occorre prestare attenzione e far sì che l’atleta effettui la vaccinazione in un momento di riposo o in concomitanza con periodi più lunghi di riposo prima delle pause invernali o estive dall’attività sportiva”.
La FMSI ha coordinato - secondo quanto concordato con il Coni, il Cip e il Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri e nel rispetto delle indicazioni della Struttura di supporto al Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid-19 - gli aspetti organizzativi e le relative procedure di pianificazione del piano vaccinale riservato agli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi e alle Paraolimpiadi di Tokyo 2020.
“La FMSI ha anche attivato dei canali preferenziali per gli atleti. Sfortunatamente, - ammette Beltrami - ad oggi, novembre 2021, non esiste un registro o un’anagrafe degli sportivi e degli atleti vaccinati contro il Covid-19. Ed è possibile che possa esserci qualche atleta che non ha ancora aderito alla campagna vaccinale. Come FMSI contiamo di raggiungere un obiettivo, ovvero che i casi di atleti non vaccinati contro il SarS-CoV2 diventino sempre più sporadici grazie all’impegno di tutti i medici della FMSI, delle federazioni di tutte le società sportive e degli enti di promozione”.
E in merito al dibattito sul vaccino obbligatorio anti-Covid, Beltrami non ha dubbi: “Dovrebbe essere assolutamente obbligatorio per tutti gli atleti di élite, per quelli che praticano attività a livello agonistico e per i non agonisti. L’atleta è spesso considerato un soggetto sano, esente da malattia ma questo non è assolutamente vero, anzi. Una recente ricerca di FMSI ha dimostrato che ci possono essere complicanze da Covid-19 molto gravi anche per gli atleti, a livello dell’apparato cardiovascolare, come miocarditi e pericarditi. Tutto questo accade perché chi fa un’attività sportiva molto intensa va incontro a un’alterazione del proprio sistema immunitario che lo espone più facilmente a contrarre malattie” conclude l’esperto.