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La Medicina della persona: 'Vasculiti. Le insidie di un mondo sommerso'

31 gennaio 2025 | 14.04
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Vasculiti, le insidie di un mondo sommerso. Ne abbiamo sentito parlare nel corso della pandemia da Covid 19, quando le persone morivano per gli esiti devastanti di una malattia sistemica estesa ben oltre l’ambito polmonare. Poi, ancora più insistentemente, ce le siamo ritrovate nei tempi lunghi del post-covid. Inizialmente, non trovando in questi pazienti segni oggettivabili di un’infezione virale (tampone, esami radiologici) o di una condizione infiammatoria (Pcr, VES, D-Dimero), si era pensato ad un meccanismo di somatizzazione con comparsa di sintomi immaginari soprattutto rappresentati da sensazione generale di malessere, turbe cognitive, astenia e facile stancabilità, dolori articolari in qualche modo assimilabili a quella di una “fibromialgia”, discomfort intestinale. E’ questo il tema della nuova puntata di Igea, la Medicina dal mito all’intelligenza artificiale, la videorubrica curata dall’immunologo Mauro Minelli che raccoglie aggiornamenti medici ed approfondimenti relativi ai temi della salute.

Nella realtà dei fatti, fin dagli esordi della pandemia, dopo aver scartato la semplicistica ipotesi deduttiva secondo cui un virus respiratorio dovrebbe rendersi responsabile solo di una polmonite, si è palesata la valenza sistemica della malattia da nuovo coronavirus. E proprio questa visione allargata del fenomeno covid ha messo in evidenza alcuni aspetti che hanno finito per rivelarsi di grande rilevanza clinica. In un primo studio, pubblicato agli esordi della pandemia, ci fu chi parlò di una ‘tempesta citochinica’ caratterizzata da un aumento dei livelli ematici di diversi mediatori dell’infiammazione. Le citochine, infatti, altro non sono se non veri e propri “segnali di comunicazione” tra sistema immunitario e cellule e tessuti dell’organismo e, in alcuni casi, sono in grado di promuovere e mantenere importanti processi infiammatori a carico di diversi organi e apparati. Figura tra questi ultimi il sistema cardiovascolare con possibile diffuso coinvolgimento dei vasi sanguigni, da quelli polmonari a quelli cerebrali, cardiaci, renali e fino ai più periferici.

Ecco allora che, come accade per tutti i vocaboli del glossario medico che terminano con il suffisso “-ite”, una infiammazione di quel fitto sistema di vasi che canalizza il sangue pompato dal cuore verso tutti i distretti del nostro organismo, prende il nome di vasculite.

È successo nel covid, ma accade anche in tante altre diverse circostanze, anche perché tante e diverse sono le condizioni patologiche nelle quali può verificarsi una liberazione di citochine.

Una prima sommaria classificazione delle vasculiti le distingue in primitive o secondarie ad altre malattie come neoplasie maligne, connettiviti, trapianti d’organo, reazioni da ipersensibilità a farmaci, oppure infezioni, com’è appunto accaduto nel caso del coronavirus.

Un’altra classificazione le distingue sul piano anatomico in vasculiti dei grandi vasi, nelle quali l’infiammazione interessa, per esempio, l’aorta e le sue diramazioni principali; vasculiti dei vasi medi, che interessano le arterie secondarie; vasculiti dei piccoli vasi, che interessano arteriole, capillari e venule

Nella maggior parte dei casi, alla genesi dei tali patologie concorrono meccanismi immunologici. Ci sono vasculiti allergiche, tipo la Sindrome di Churg-Strauss, caratterizzate da un aumento, nel sangue, degli eosinofili e delle IgE. E poi ci sono: la Poliarterite nodosa, l’Arterite a cellule giganti, il Morbo di Kawasaki, la Granulomatosi di Wegener, l’Arterite di Takayasu, l’Arterite temporale di Horton.

La diagnosi di una vasculite si basa sull’associazione combinata di parametri ematici, istologici e angiografici, per quanto sarà sempre l'approccio clinico, con un’accurata anamnesi e un meticoloso esame obiettivo, ad avere un’importanza fondamentale nel primario riconoscimento di tali patologie

Sul piano sintomatologico, i disturbi che possono caratterizzare il quadro clinico di una vasculite cambiano molto a seconda del distretto nel quale si è prevalentemente localizzato il danno infiammatorio vascolare. I sintomi e segni clinici più frequenti, di intensità variabile in funzione dell’entità del quadro infiammatorio, sono generalmente rappresentati da febbre e stanchezza; a volte prurito, più spesso calore nella zona interessata; eritemi diffusi a carico delle mucose, molto spesso evidenziabili sulla pelle, dal colorito rosso-vinoso (“porpora”), causati da emorragia; ecchimosi spontanee. E poi, ancora, dolori articolari e muscolari; neuropatie infiammatorie; cefalea; difetti della vista; ictus; infarto del miocardio; trombosi; glomerulonefrite; sanguinamenti. Nelle forme più severe si può avere anche necrosi della cute o di altre superfici mucose con possibili ulcere.

Alcuni tipi di vasculite sono auto-limitanti e possono migliorare spontaneamente, mentre altri richiedono farmaci diretti a fermare l'infiammazione con cortisonici, e a controllare il sistema immunitario con trattamenti immunomodulanti.

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