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Ucraina e armi Nato contro la Russia, Lituania: "Vanno usate come vuole Kiev"

Il ministro degli Esteri lituano Landsbergis: "E' così che si previene l'escalation, così si ferma Mosca". Tajani: "Non decide Stoltenberg. Nostre armi non si usano in territorio russo, verificheremo"

Guerra in Ucraina - Fotogramma
Guerra in Ucraina - Fotogramma
27 maggio 2024 | 09.25
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"Il modo giusto per reagire all'aggressione russa in Ucraina, e anche nei nostri Paesi, è sostenere l'Ucraina, cosicché possano usare le armi che già possiedono nel modo in cui hanno bisogno di usarle. E' così che si previene l'escalation, permettendo all'Ucraina di contrattaccare e di vincere la guerra. E' così che si ferma la Russia". Lo dice il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis, a Bruxelles a margine del Consiglio Esteri.

"Il problema più grande che dobbiamo risolvere - aggiunge - è la nostra paura. Temiamo quello che la Russia potrebbe pensare e come potrebbe reagire, e la nostra paura sembra un invito ad agire con maggior forza in Ucraina, con attacchi spietati contro obiettivi civili. Supermercati distrutti, bambini, donne, vittime innocenti uccise. Ma è anche un invito ad agire nei nostri Paesi: parliamo dell'attività ibrida nella regione baltica, in Polonia e in altri Paesi".

Poi l'attacco all'Ungheria: "La European Peace Facility è bloccata, i colloqui di adesione dell'Ucraina sono presi in ostaggio dall'Ungheria. E potrei continuare: praticamente quasi tutte le soluzioni e decisioni dell'Ue sono bloccate da un solo Paese. Dobbiamo cominciare a vederlo come un approccio sistematico da parte di un solo Paese contro ogni sforzo dell'Ue di avere un ruolo significativo in politica estera", sottolinea ancora.

"Non è caso per caso - prosegue - dobbiamo iniziare a parlarne. So che in alcuni casi può apparire come una cosa poco diplomatica da fare, perché siamo persone gentili ed educate, ma penso che questa cosa sia andata troppo avanti", conclude.

Armi Nato per colpire la Russia, chi è favorevole e chi frena

Dopo il via libera di Stoltenberg, a Washington l'argomento è al centro della discussione, soprattutto - a quanto pare - per il pressing del segretario di Stato Antony Blinken. Intanto il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha dichiarato durante una recente visita a Kiev che spetta all'Ucraina decidere se utilizzare le armi britanniche contro le posizioni in Russia.

E anche la Svezia non dice no a priori. Il quotidiano Hallandposten riporta la risposta del ministero della Difesa, guidato da Pal Jonsson, alla domanda sulla posizione di Stoccolma nel quadro internazionale: "L'Ucraina è soggetta ad una guerra di aggressione non provocata e illegale da parte della Russia. Secondo il diritto internazionale, l'Ucraina ha il diritto di difendersi con azioni militari indirizzate al territorio del nemico, nel rispetto delle leggi di guerra. La Svezia sostiene la guerra internazionale legge e il diritto dell'Ucraina all'autodifesa".

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz nelle ultime ore ha invece ribadito di essere contrario all'uso di armi tedesche da parte delle forze armate ucraine per colpire obiettivi in Russia. "Abbiamo concordato regole chiare con l'Ucraina per la consegna delle armi. Regole che funzionano. Almeno questa è la mia teoria", ha detto Scholz. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina più di due anni fa, la Germania ha fornito a Kiev pezzi di artiglieria a lungo raggio come il lanciarazzi Mars II, che ha una gittata di oltre 80 chilometri.

Proprio dalla Germania, e in particolare da Der Spiegel, arrivano intanto indiscrezioni che trovano ampio spazio sui media ucraini. La scorsa settimana, a margine di una conferenza sulla sicurezza internazionale a Tallinn, esponenti dei paesi baltici hanno informato rappresentanti di Berlino: Estonia, Lettonia e Lituania sono pronte a inviare soldati in Ucraina se il quadro bellico dovesse diventare totalmente favorevole alla Russia.

I paesi baltici, a cui viene accostata anche la Polonia, non aspetterebbero l'eventuale avanza russa verso i confini occidentali: "Coloro che vogliono limitare la guerra attraverso restrizioni eccessive rischiano in realtà di perdere il controllo", sintetizza il magazine.

Cosa dice l'Italia

"Non tocca al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg decidere" sull'uso delle armi che vengono inviate dagli Stati alleati all'Ucraina, "non è sua competenza. A volte serve un po' più di prudenza", sottolinea oggi sul tema il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del Consiglio a Bruxelles.

Stoltenberg ritiene che gli alleati Nato dovrebbero consentire all'Ucraina di usare le armi loro inviate anche per colpire in territorio russo. "E' una sua opinione - continua Tajani - ma le decisioni della Nato vengono prese sempre insieme. Comunque la nostra posizione è chiara: le nostre armi si usano all'interno del territorio ucraino", sottolinea.

"Noi abbiamo deciso fin dall'inizio che tutto il materiale militare italiano non può essere usato al di fuori dei confini dell'Ucraina. Quindi sarà anche nostra responsabilità verificare, d'accordo con gli ucraini, dove si usano le nostre armi", ribadisce il ministro.

"Quindi - prosegue Tajani - non c'è possibilità di usarle in territorio russo, perché non siamo in guerra con la Russia. Noi difendiamo l'indipendenza dell'Ucraina, sosteniamo l'Ucraina, ma il nostro obiettivo è la pace. Noi vogliamo che Vladimir Putin, di fronte a uno stallo, si sieda ad un tavolo per concludere questa guerra priva di senso, che rappresenta una violazione del diritto internazionale", conclude.

Sulla questione Nato e le parole di Stoltenberg la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a In mezz'ora su Rai 3, ier osservava: "Credo che bisogna essere prudenti, ma credo pure che sia giusto che la Nato mantenga la sua fermezza".

"Fermo restando che ci sono incognite, ritengo controproducente il racconto allarmante di una Europa sull'orlo di un conflitto ampio, irresponsabile chi alimenta questo racconto. La deterrenza è l'unico rimedio, se si parla di via diplomatica è perché finora si è mantenuto equilibrio tra le forze", spiegava Meloni ricordando il motto latino 'se vuoi pace prepara la guerra'.

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