Domani delegazione israeliana al Cairo. Blinken: "Cessate il fuoco in Libano sta reggendo". L'Onu convoca una conferenza di alto livello sulla soluzione dei due Stati
Sul fronte dei negoziati per Gaza, ''questa volta c'è la possibilità concreta di raggiungere un accordo sugli ostaggi'' con Hamas. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz esprimendo il suo ottimismo durante una visita alla base aerea di Tel Nof e sottolineando che ''riportare a casa gli ostaggi è una priorità per Israele''. Katz ha quindi spiegato che c'è una ''crescente pressione'' su Hamas affinché accetti l'accordo.
"La cosa più importante oggi nella guerra è riportare a casa gli ostaggi. Questo è l'obiettivo supremo che ci sta di fronte e stiamo lavorando in ogni modo per far sì che ciò accada", ha affermato Katz in una nota diffusa dal suo ufficio. "L'intensità della pressione su questa mostruosa organizzazione chiamata Hamas sta aumentando e c'è la possibilità che questa volta possiamo davvero arrivare a un accordo sugli ostaggi", ha aggiunto.
Domani una delegazione israeliana guidata dal capo dello Shin Bet Ronen Bar sarà al Cairo per portare avanti i negoziati finalizzati a raggiungere un accordo che permetta di arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ostaggi ancora nell'enclave palestinese.
Lo rende noto il quotidiano del Qatar Al-Araby Al-Jadeed citando proprie fonti ben informate. Queste stesse fonti hanno spiegato che l'Egitto ha elaborato una nuova bozza di proposta che potrebbe servire come base per i colloqui, in seguito a "forti indicazioni" da parte di Hamas della sua serietà nel raggiungere un accordo.
Nella bozza sono contenuti alcuni punti che non saranno resi pubblici se si dovesse raggiungere un accordo, aggiunge Al-Araby Al-Jadeed. Inoltre il Cairo avrebbe informato i funzionari dell'amministrazione Biden e altri vicini al presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump che un'eccessiva pressione su Hamas "potrebbe portare a una completa esplosione della situazione".
''Sta reggendo il cessate il fuoco'' raggiunto in Libano tra Israele e Hezbollah con la mediazione degli Stati Uniti. Lo ha dichiarato intanto il Segretario di Stato americano Antony Blinken. Su eventuali violazioni dell'accordo, Blinken ha affermato che ''non risponderò, né entrerò nei dettagli di nessuna conversazione diplomatica privata che abbiamo avuto. Tutto quello che posso dirvi è che il meccanismo che abbiamo stabilito con la Francia per assicurarci che il cessate il fuoco sia effettivamente monitorato e implementato sta funzionando".
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione in cui viene convocata una conferenza di alto livello volta a promuovere una soluzione dei due Stati per il conflitto israelo-palestinese e a ribadire l'appello per una pace "globale, giusta e duratura" in Medio Oriente.
Il testo, adottato con 157 voti a favore, otto contrari e sette astensioni, pone le basi per la celebrazione della "Conferenza internazionale di alto livello per la soluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione dei due Stati", che si terrà dal 2 al 4 giugno 2025 a New York.
La risoluzione chiede anche l'adozione di una dichiarazione finale dopo l'incontro nella città statunitense che delinei una roadmap per una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese e la creazione di due Stati.
Il documento invita Israele a "cessare immediatamente e completamente ogni forma di violenza, compresi gli attacchi militari, le distruzioni e gli atti di terrore" e le "nuove attività di insediamento" nei territori palestinesi occupati, ad evacuare "tutti" i coloni e a porre fine alle "loro azioni illegali".
Inoltre, ricorda che lo Stato ebraico, in quanto potenza occupante, deve rispettare gli obblighi descritti nel parere consultivo della Corte internazionale di giustizia.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha intanto ribadito che la creazione di uno Stato palestinese è “assolutamente necessaria” per raggiungere la pace in Medio Oriente e ha confermato che la Francia co-presiederà una conferenza internazionale su questo tema con l'Arabia Saudita il prossimo giugno, pur escludendo passi verso l'immediato riconoscimento.
“Il riconoscimento dello Stato di Palestina dovrebbe contribuire ad accelerare la soluzione a due Stati”, ha dichiarato Macron in un'intervista al quotidiano libanese 'An Nahar', in cui ha sottolineato che, sebbene “la Francia sia pronta” a fare questo passo, non è ancora il momento. Parigi ha sempre sostenuto che lo farà quando contribuirà a una soluzione più ampia del conflitto, che secondo Macron non è incompatibile con iniziative come la promozione dell'ingresso della Palestina nell'Onu come Stato membro a pieno titolo. “È essenziale che il riconoscimento sia parte di una soluzione duratura alla crisi”, ha dichiarato durante il suo viaggio ufficiale in Arabia Saudita.
Il leader francese e il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman hanno concordato di tenere un vertice internazionale nel giugno 2025 per promuovere la soluzione a due Stati. Macron ha insistito sulla necessità di “preservare” l'opzione di uno Stato palestinese alla luce dell'“accelerazione” degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, del “discorso annessionista” emerso in seguito all'escalation del conflitto nell'ultimo anno e delle misure adottate contro organizzazioni come l'Unrwa. “È assolutamente necessario offrire ai palestinesi una speranza reale di una vita migliore in uno Stato indipendente e lasciare Hamas senza alcuna base di legittimità”, ha sottolineato.
Macron ha infine ribadito la necessità di un dialogo con le autorità israeliane, condizione fondamentale per risolvere le crisi nella regione, e in merito al mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu, si è limitato a dire che “la Francia rispetterà i suoi obblighi di diritto internazionale”.
“La magistratura è totalmente indipendente”, ha dichiarato, contraddicendo quanto affermato dal governo nei giorni scorsi, secondo cui Netanyahu godrebbe di un'immunità che lo proteggerebbe da un ipotetico arresto.
Nella notte coloni israeliani hanno dato fuoco a case di cittadini palestinesi in Cisgiordania e si sono scontrati con la polizia di frontiera arrivata sul posto per sedare gli scontri. Secondo quanto riferisce Haaretz citando fonti palestinesi e della sicurezza israeliana, nella notte i coloni ebrei hanno appiccato il fuoco alle case nel villaggio di Beit Furik, in Cisgiordania, a sud-est di Nablus.
Sempre durante la notte, i coloni si sono scontrati con le forze della polizia di frontiera nei pressi dell'insediamento di Itamar, sempre in Cisgiordania, ferendo due agenti.