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Gaza, le condizioni di Hamas per la tregua: "Israele si ritiri"

L'organizzazione chiede la liberazione di Marwan Barghouti, popolare leader di Fatah. Esplosioni a Damasco, la Siria accusa Israele: almeno tre i morti

Gaza - (Afp)
Gaza - (Afp)
02 febbraio 2024 | 09.40
LETTURA: 5 minuti

Il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh e quello della Jihad Islamica Ziad Nakhaleh hanno avuto un colloquio telefonico per discutere dell'andamento della guerra nella Striscia di Gaza. Secondo quanto si legge in una nota diffusa dall'ufficio di Haniyeh, i due leader hanno concordato che non ci sarà alcun accordo con Israele per la liberazione degli ostaggi senza la fine completa del conflitto, il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza, la fine dell'assedio, la ricostruzione dell'enclave palestinese e la scarcerazione dei detenuti in regime di sicurezza.

Queste, in sostanza, le condizioni che Hamas pone mentre "sta ancora studiando le proposte che le sono state presentate dopo l'incontro di Parigi (tra i capi di Cia, Mossad e funzionari egiziani e qatarini, ndr) e risponderà nelle prossime ore" su un eventuale accordo con Israele.

Il portavoce di Hamas in Libano, Walid Kilani confermando, in un'intervista al sito di notizie libanese ‘Al-Nashra’, afferma che Haniyeh "si recherà nei prossimi giorni in Egitto per discutere la questione", sottolineando che ci sono "indicatori positivi nelle proposte su cui verrà costruita la nostra posizione".

Le possibilità che la proposta sul nuovo cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi si materializzi sono "50 e 50", ha dichiarato un alto funzionario israeliano alla Nbc, mentre proseguono i negoziati e si attende una risposta definitiva di Hamas. Anche secondo ministri israeliani che hanno preferito mantenere l'anominato interpellati in merito da Channel 12, l'accordo è tutt'altro che certo.

Secondo diversi media internazionali, la proposta prevede una pausa di sei settimane nei combattimenti a Gaza, il rilascio in tre fasi di tutti i 136 ostaggi ancora a Gaza, alcuni dei quali non sono più vivi, e la liberazione di un certo numero di prigionieri palestinesi.

Hamas vuole il rilascio di migliaia di detenuti palestinesi in cambio degli ostaggi israeliani. Oggi sono stati fatti anche due nomi, entrambi esterni ad Hamas. Osama Hamdam, un alto esponente di Hamas a Beirut, ha citato Marwan Barghouti, popolare leader di Fatah che molti vedono come un possibile futuro leader dell'Autorità Nazionale palestinese e Ahmad Sadat, capo del Fronte popolare di Liberazione della Palestina.

Barghouti, ricorda Times of Israel, fu arrestato nel 2002 ed è stato condannato a cinque ergastoli con l'accusa di aver organizzato tre attentati terroristici in cui sono morti cinque israeliani durante la seconda Intifada.

Sadat sta scontando 30 anni di carcere per il suo ruolo nell'assassinio del ministro israeliano del Turismo Rehavam Ze'evi, ucciso nel 2001.

Esplosioni a Damasco, la Siria accusa Israele

Sono almeno tre i morti tra le milizie filoiraniane in Siria dove un raid attribuito a Israele ha colpito obiettivi a sud della capitale Damasco. Tra le vittime c'è almeno un membro dei Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran iraniani. E' quanto emerge da notizie riportate dal sito di notizie iraniano Entekhab, secondo cui è stato ucciso Saeed Alidadi, descritto come un "consigliere" dei Pasdaran in Siria.

Sul suo sito web l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito e fonti nel Paese arabo, ha scritto che "nell'ottavo raid di quest'anno in territorio siriano, attacchi aerei israeliani hanno colpito all'alba un sito degli Hezbollah libanesi ad Aqraba e un altro obiettivo nella zona di Al Ghazlaniyah sulla strada per l'aeroporto internazionale di Damasco".

All'agenzia Dpa il direttore dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman, ha precisato che "tre miliziani sono morti nel sito di Aqraba, un iraniano, un iracheno e un'altra persona della quale non si conosce per ora la nazionalità". Secondo Abdel Rahman, non c'era nessun nel secondo obiettivo colpito nell'operazione.

La notizia arriva dopo che ieri ufficiali Usa hanno confermato alla Cbs l'approvazione di piani per una serie di raid, nell'arco di giorni, contro obiettivi in Iraq e Siria, compresi personale e strutture iraniane. Una risposta agli attacchi con droni e razzi contro le forze Usa nella regione dopo che domenica scorsa tre militari americani sono morti in un attacco con un drone che ha colpito un avamposto, la 'Tower 22', in Giordania, vicino al confine con la Siria.

Ieri la tv israeliana Kan riferiva che l'Iran starebbe riducendo la presenza in Siria di ufficiali di alto grado dei Guardiani della Rivoluzione nel contesto di una decisione che implicherebbe di fare maggiore affidamento sulle milizie sciite locali. La Siria ha spesso denunciato nelle ultime settimane raid attribuiti a Israele, in cui sono rimasti uccisi anche uomini dei Pasdaran iraniani.

Iran: non inizieremo guerra ma pronti a dare risposta forte

"Non inizieremo alcuna guerra, ma se qualcuno vuole fare il prepotente, l'Iran gli darà una risposta forte". Lo ha dichiarato in un discorso televisivo il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, dopo che ieri funzionari Usa hanno confermato alla Cbs che sono stati approvati piani per una serie di raid, nell'arco di giorni, contro obiettivi in Iraq e Siria, compresi personale e strutture iraniane, in risposta agli attacchi con droni e razzi contro le forze Usa nella regione.

La "potenza militare dell'Iran nella regione non è stata e non è una minaccia per alcun Paese", ma una "fonte di sicurezza" di cui gli altri Stati si possono fidare e sulla quale possono contare, ha chiarito Raisi durante un evento pubblico nella provincia meridionale di Hormozgan. "Oggi il nemico non ha la capacità di fare nulla contro di noi perché sa che le nostre forze sono potenti e capaci", ha aggiunto il presidente iraniano in un apparente riferimento agli Stati Uniti.

Milizia filoiraniana in Iraq minaccia nuovi attacchi a forze Usa

La milizia filoiraniana 'Al-Nujaba' minaccia di proseguire con gli attacchi contro le truppe Usa in Medio Oriente. "Qualsiasi attacco (Usa) avrà una risposta adeguata", afferma il leader del gruppo, Akram al-Kaabi, in una dichiarazione diffusa via X. Gli obiettivi sono "porre fine" alle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, scattate dopo l'attacco del 7 ottobre in Israele, e arrivare al ritiro "degli occupanti americani dall'Iraq".

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