Un Iran dotato di arma atomica sarebbe un "game changer" in grado di sovvertire gli equilibri in Medio Oriente. Lo afferma all'Adnkronos Marco Di Liddo, direttore del Centro Studi Internazionali (CeSI), secondo cui "la Repubblica islamica vorrebbe la bomba, è il suo sogno, ma non è ancora ragionevolmente vicina a realizzarne una. La distanza non è poca, ma neanche troppa".
Di Liddo commenta quindi le voci, circolate nei giorni scorsi, che hanno associato un terremoto registrato nel deserto iraniano il 5 ottobre a un possibile test di una bomba nucleare da parte degli ayatollah, mentre sembra avvicinarsi la rappresaglia israeliana contro Teheran per l'attacco missilistico del primo ottobre.
"Non ci sono abbastanza dati per supportare in maniera credibile questa ipotesi, non basta quanto riferito dagli istituti di sismologia. Servirebbero rivelazioni satellitari sul calore e anche dati sulla propagazione delle onde, che differiscono se si tratta di terremoti o armi nucleari. Finché non abbiamo questi dati, non possiamo accertare l'origine" della scossa, spiega il direttore del CeSi. L'Iran non ha commentato ufficialmente quanto accaduto.
In merito all'annunciata rappresaglia israeliana, Di Liddo ritiene che il governo israeliano si trovi di fronte a "due opzioni". Un attacco ai siti nucleari avrebbe "un valore militare importante, ma soprattuto politico e simbolico perché è di prospettiva" e colpirebbe "il programma di punta del nemico" di Israele. L'altra opzione è colpire non solo i siti di lancio e le infrastrutture militari, ma anche il petrolio e gli impianti di raffinazione. "Così si colpirebbe il salvadanaio dei pasdaran", afferma l'esperto, secondo cui un attacco del genere avrebbe "un impatto economico significativo nel breve periodo" e avrebbe ripercussioni anche a livello sociale, "con la popolazione iraniana che è già provata dalle sanzioni".
Di Liddo sostiene che l'eventuale risposta iraniana "dipenderà dal danno inflitto" nella rappresaglia di Israele che sta giocando "al gatto con il topo" con la Repubblica islamica. Secondo l'esperto, per lanciare una campagna militare "importante" sull'Iran, lo Stato ebraico ha bisogno del "supporto logistico e a livello di intelligence" da parte degli Usa, che "sono ancora reticenti a supportare un'azione di questo tipo". Per Di Liddo, "il gioco di Israele è colpire Iran in modo tale da spingerlo a replicare in maniera ancora più massiccia e, a quel punto, cercare di tirare dentro gli americani".