Due esperti americani discutono con l’Adnkronos dei temi più caldi della seconda presidenza Trump
In una lunga conversazione negli studi Adnkronos con James Carafano, senior advisor della Heritage Foundation, e Paul McCarthy, direttore per l’Europa dell'International Republican Institute, sono emersi spunti significativi sul futuro delle relazioni transatlantiche alla luce della seconda presidenza Trump e del ruolo dell’Italia guidata da Giorgia Meloni. Carafano e McCarthy sono a Roma, tra le altre cose, per partecipare a una conferenza in Senato organizzata dai loro think tank, da Farefuturo e dal Comitato Atlantico Italiano, alla quale sono intervenuti i ministri Tajani e Urso, gli ambasciatori Checchia, Zanardi Landi, Briens (Francia) e Kreiviene (Lituania), i senatori Gelmetti, Malan e Terzi, l’eurodeputato Procaccini, oltre a diplomatici, esperti e docenti.
Carafano ha esordito sottolineando che il Trump del 2025 non è lo stesso del 2016, un elemento che molti nell’élite europea non vogliono o non riescono a capire. “Lo vedono ancora come quello matto e selvaggio, ma questa volta si presenta come un leader esperto, capace di mobilitare un’ampia coalizione tra gli elettori - di tutte le etnie e le estrazioni sociali - e preparato, come dimostra il diluvio di ordini esecutivi firmati già dal primo giorno della sua amministrazione.”
Tuttavia, Carafano avverte che la sua “rethoric” va interpretata nel modo giusto. “Le sue parole vanno prese seriamente, ma non sempre alla lettera. Spesso sono provocazioni pensate per attirare l’attenzione, e non sempre riflettono ciò che intende fare esattamente. Ad esempio, Trump non pensa di arricchire gli Stati Uniti incassando dazi. Sono uno strumento per stimolare un cambiamento negli equilibri commerciali globali e far ripartire la crescita e il benessere economico, unico vero metro delle sue azioni”.
Si è poi discusso del rapporto tra Giorgia Meloni e Donald Trump, un elemento chiave per il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Stati Uniti. McCarthy ha evidenziato come la relazione tra Roma e Washington abbia ormai superato quella storicamente consolidata tra Washington e Londra. “Meloni, come Trump, è una leader che cerca di riportare il proprio Paese da una posizione di debolezza a una di forza”.
Carafano ha aggiunto che Meloni e Trump sono parte di un gruppo ristretto di leader mondiali, tra cui Modi, Milei e Musk, che “hanno rotto con la tradizione e hanno ascoltato ciò che gli elettori desiderano davvero, per tradurre queste richieste in governance efficace. Sono come Thatcher, Reagan e Giovanni Paolo II. Certo, Musk non è una guida religiosa, ma ha in testa un nuovo modo di vedere il mondo, di conquistare lo spazio, di affrontare la crisi demografica”.
Un altro tema caldo è stato quello delle influenze globali, tra Panama, Groenlandia e Taiwan. “Panama è cruciale per gli Stati Uniti. Se i cinesi chiudono il canale, equivale ai russi che portano i missili nucleari a Cuba: una mossa che non può essere tollerata”. Non c’è il rischio che l’espansionismo in America centrale e Groenlandia legittimi le mire imperiali di Putin in Europa e di Xi Jinping su Taiwan, in una redistribuzione delle aree di influenza? Per Carafano, “È una falsa analogia equiparare Russia, Cina e Stati Uniti, perché gli obiettivi, i mezzi e i metodi sono molto diversi. Non stiamo ricreando la Guerra Fredda con un grande cerchio rosso per la "roba loro” e un grande cerchio blu per la "nostra".
Ma su certi punti Carafano è netto: “non si può permettere che legittimi interessi di sicurezza nazionale vengano compromessi da avversari con intenzioni nefaste. Così come gli europei temono per le prospettive a lungo termine con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, così gli americani devono mantenere una Groenlandia libera dall’influenza delle potenze ostili. L’isola è stata vitale per la sicurezza degli Stati Uniti fin dalla prima guerra mondiale e rimane fondamentale perché garantisce la rotta transatlantica, cosa che smentisce chi dice che Trump non ha interesse per l’Europa”.
Il presidente americano “non ha mai avuto tanti rapporti e amici nel Vecchio Continente come ora, da Orban a Abascal, da Duda a Farage”. Ma non Marine Le Pen. “Non bisogna andare d’accordo su tutto, sono sicuro che anche con Le Pen troverà terreno comune. Non è più la Francia di De Gaulle”, precisa Carafano.
Molti Paesi europei, tra cui Germania, Spagna e Italia, faticano a raggiungere il 2% del PIL nella difesa, come richiesto dalla Nato. Trump ha parlato di arrivare al 5%. “Basta leggere ‘The Art of the Deal’, il suo libro, per capire che può essere una tattica per chiudere a una cifra più bassa ma soddisfacente”, spiega McCarthy.
Carafano aggiunge che per raggiungere il 5% serve una crescita economica significativa. “E Meloni ha capito l’importanza dei corridoi, che storicamente garantiscono connessione e prosperità, come il piano Mattei, la Three Seas Initiative e l’IMEC (che unisce l’India al Mediterraneo), cruciali per generare ricchezza. Trump non vuole abbandonare l’Europa; al contrario, desidera che l’Europa si rafforzi, si rialzi e agisca per il bene degli europei, perché in ultima analisi, ciò sarà positivo anche per l’America”, conclude Carafano. (di Giorgio Rutelli)