20 marzo 2024. «Per quanto ancora potremo celebrare la Giornata Mondiale dedicata all’inclusione sociale delle persone con Sindrome di Down, visto che stiamo selettivamente eliminando queste persone con i test prenatali e l’aborto eugenetico, impedendo loro di venire alla luce e realizzare la loro umanità? Sono troppi i Paesi che promuovono l’aborto selettivo per raggiungere l’osceno obiettivo di diventare “Down-Free”. In Islanda il 100% delle gravidanze in cui emerge la Trisomia 21 terminano con la soppressione del figlio. Anche in Italia questa diagnosi significa troppo spesso un’automatica condanna a morte per aborto. Questo genocidio deve avere fine. Per questo, in occasione della Giornata Mondiale del 21 marzo, Pro Vita & Famiglia sta facendo circolare per Roma cinque grandi camion-vela che mostrano un bimbo con Sindrome di Down che si chiede smarrito: “Ma dove sono finiti tutti gli altri?”, e il messaggio inequivocabile: #OgniVitaVale. Per una una piena inclusione sociale, progetti di vita concreti e integrazione scolastica e lavorativa, chiediamo a istituzioni, associazioni e alla ricerca scientifica di promuovere strumenti e informazioni che aiutino le mamme e i papà a superare le comprensibili paure che porta la notizia di una gravidanza con Trisomia 21, senza essere indotti a scartare loro figlio. Vogliamo ribadirlo con forza proprio a 30 anni dalla morte di Jérôme Lejeune, il grande medico genetista che scoprì l'anomalia cromosomica causa della Sindrome di Down, secondo il quale “non è commettendo un crimine che si protegge qualcuno, uccidere un bambino è semplicemente omicidio. Non si dà sollievo al dolore di un essere umano uccidendone un altro e quando la medicina perde tale consapevolezza, non è più medicina”. Assume That I Can? Sì ma prima fammi nascere». Così Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down.
-Ufficio Stampa Pro Vita e Famiglia Onlus
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