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Il 2025, un anno denso di appuntamenti

08 gennaio 2025 | 10.38
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Il 2025 sarà un anno pieno di appuntamenti ed eventi da osservare con attenzione. È, infatti, iniziato da pochi giorni, ma già assistiamo all’espansione del blocco dei BRICS, con l’ingresso di nuovi Paesi, il cui vertice si terrà ad agosto, all’allargamento dell’area Schengen in Europa, passando per le dimissioni del premier canadese Justin Trudeau e l’arresto di Cecilia Sala in Iran. Poi ci sarà l’insediamento di Donald Trump il 20 gennaio, con un’agenda che appare sfidante per l’Europa e che potrebbe di scuotere l’ordine globale, le elezioni in Germania del 23 febbraio. In Francia, un anno dopo il decreto di scioglimento dell’Assemblea nazionale del 9 giugno 2024, il presidente Macron potrebbe dover sciogliere nuovamente l’Assemblea nazionale. A dicembre ha dichiarato di voler concludere il suo mandato nel 2027 ma potrebbe essere influenzato dall’instabilità politica che caratterizza la Francia in questi ultimi anni.

Inoltre, in Siria il 1° marzo scadrà il mandato del governo di transizione nominato a dicembre dall’HTC e non è ancora stata annunciata una data per lo svolgimento delle elezioni: sarà il momento della verità per il nuovo esecutivo.

Ancora, i summit sull’IA a Parigi il 10-11 febbraio e in Ruanda il 3-4 aprile e i vertici sull’ambiente quali la Conferenza ONU sugli Oceani a Nizza dal 9 al 3 giugno e la COP30 sul clima in Brasile il 10-21 novembre.

A giugno ci sarà l’annuale vertice della NATO all’Aia. Il trentacinquesimo vertice sarà il primo a guida del segretario generale Mark Rutte: la spesa per la difesa sarà al centro delle discussioni, sebbene i Paesi membri debbano spendere il 2% del PIL per la difesa, il vertice potrebbe aprire la strada a nuovi obiettivi.

E a proposito di difesa un mese prima, a maggio, si celebra l’ottantesimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Settembre sarà caratterizzato da una serie di delicati incontri internazionali: l’80 assemblea generale delle Nazioni Unite il cui Segretario generale Antonio Guterres è stato dichiarato persona non grata da Kiev e da Israele e le riunioni del FMI ad ottobre. A dicembre 2025 dovrà essere adottato oltre al bilancio degli stati membri UE anche quello europeo. Quest’ultimo, come dichiarato dal nuovo Commissario al Bilancio, il polacco Piotr Serafin, potrebbe superare l’1% del PIL dell’Unione a causa delle nuove priorità europee, come la difesa e la tecnologia digitale. Nel 2025 si discuterà anche l’eventuale proroga del NextGenerationEU, che terminerà nel 2026, ovvero dell’utilizzo dei fondi non spesi per finanziare investimenti comuni nella difesa e nell’industrializzazione.

Ponendo l’attenzione su quanto avvenuto già in questi primi giorni dell’anno è emerso, appunto, l’allargamento geopolitico di alcune alleanze. Dal 1° gennaio c’è stato un ulteriore allargamento dell’alleanza dei Paesi emergenti c.d. BRICS (dai Paesi costituenti: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica). Nel 2024 erano stati ammessi Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti e quest’anno sono entrati, come Stati partner, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. Di conseguenza l’alleanza rappresenta il 51% della popolazione mondiale, il 36% del PIL globale, il 37% del commercio mondiale e il 40% della produzione petrolifera. Inoltre, il 1° gennaio si è allargata l’area Schengen attraverso l’ingresso di Romania e Bulgaria che facevano già parte dell’Ue dal 2007 ma non ancora di questo gruppo più ristretto di paesi, eliminando i controlli alle frontiere terrestri con gli altri Stati membri. L’ingresso che è stato possibile dopo la rimozione del veto da parte dell’Austria, che in precedenza aveva espresso parecchie preoccupazioni riguardo alla gestione dei flussi migratori.

Altro avvenimento in primo piano dei primi di gennaio sono le dimissioni del premier canadese Justin Trudeau, a seguito delle rilevanti problematiche interne al partito liberale, culminate a dicembre con le dimissioni della vicepremier e ministra delle Finanze Chrystia Freeland. Trudeau ha annunciato le dimissioni sia come capo del partito liberal, che ha guidato dal 2013 che, come primo ministro, quando sarà stato scelto un nuovo leader. Le dimissioni arrivano in un momento delicato determinato dal passaggio dal 1° gennaio, dall’Italia, della presidenza di turno del G7.

Il 7 gennaio, Trump ha tenuto una conferenza stampa “muscolare” non celando mire espansioniste. Ha contestato l’accordo dell’ex presidente Carter che ha sancito il passaggio, nel 1999, del canale a Panama, per riprendere il controllo del canale non ha escluso anche il ricorso alla forza. Con la medesima veemenza ha esplicitato le sue mire sulla Groenlandia, ricca di materie prime, che si autogoverna dal 2008 ma su cui ha da secoli la sovranità la Danimarca minacciata di rappresaglie economiche. Ha poi esteso l'interesse USA sul Canada anche qui, minacciando rappresaglie economiche. Con ciò ha creato tensioni con due con alleati storici degli Stati uniti come la Danimarca e il Canada. Provocazioni anche per il Messico affermando che intende ribattezzare il Golfo del Messico «Golfo d'America». Infine, ha minacciato un «inferno» sul Medio Oriente se gli ostaggi israeliani in mano a Hamas non saranno liberati.

E in Italia? In Italia sono previsti diversi appuntamenti elettorali. In Campania è partita, prima della sfida elettorale, la partita politica per il terzo mandato che coinvolge direttamente il PD ma indirettamente anche i partititi di maggioranza con la Lega che intenderebbe ricandidare i suoi Governatori di punta Fedriga e Zaia. Le elezioni ci saranno nelle Marche e che vedranno probabilmente la sfida tra il Governatore attuale Acquaroli (Fdi) e l’europarlamentare Matteo Ricci (PD ex sindaco di Pesaro). Le elezioni in Toscana vedono sicuramente uno degli sfidanti l’attuale Governatore Eugenio Giani (PD) mentre è ancora incerto il nome del candidato di centro destra.

In Veneto la partita si giocherà tra Lega e Fdi che nelle elezioni del 2022 si era affermato come primo partito della regione.

In Puglia, se la questione del terzo mandato non viene superata, Michele Emiliano non potrà ricandidarsi e per la successione si prevede la candidatura dell’europarlamentare Antonio Decaro (PD) ex sindaco di Bari ed ex Presidente Anci.

In Valle d’Aosta il presidente è eletto dal Consiglio regionale e i principali partiti autonomisti moderati stanno lavorando ad una coalizione centrista.

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