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Fisco, Caputo (Assobibe): "No a sugar e plastic tax, a rischio aziende e migliaia posti lavoro"

Il monito in una intervista ad Adnkronos/Labitalia

Fisco, Caputo (Assobibe):
08 novembre 2021 | 19.15
LETTURA: 3 minuti

No al rinvio al 2023 dell’entrata in vigore di sugar tax e plastic tax, due nuove imposte che andrebbero invece eliminate, in quanto oltre che mandare in crisi tante aziende metterebbero a repentaglio migliaia di posti di lavoro. E' la posizione di Rosario Caputo, presidente di I.B.G. SpA, azienda leader nella produzione e commercializzazione di bevande analcoliche a marchio Pepsi e Chin8 Neri, e consigliere di Assobibe, intervistato da Adnkronos/Labitalia. Secondo Caputo, sul rinvio deciso dal Governo delle due imposte "non si tratta di essere soddisfatti o meno. Rimandare al 2023 l’entrata in vigore di sugar e plastic tax, significa soltanto procrastinare il problema e mantenere per un altro anno quel clima di incertezza su un settore che è stato tra i più colpiti dalla pandemia. Così facendo come faranno le aziende del comparto a programmare il rilancio di un settore fortemente colpito dalla contrazione dei consumi “fuori casa” sapendo che su di esse incombe una mannaia che ne mina il futuro?", si chiede l'industriale.

"Inviterei il Governo e la politica ad assumere scelte più consapevoli, evitando di penalizzare un settore chiave per l’economia italiana. Perché, è bene ricordarlo, è stata battezzata sugar tax in nome di una disinformata lotta alla obesità ma colpisce solo il consumo di bevande analcoliche con o senza zucchero. Mentre per fare qualche esempio, gelati, merendine o caramelle che pure contengono diverse quantità di zuccheri, sono escluse", attacca Caputo. Secondo l'industriale, "La sola introduzione della sugar tax, in base ad uno studio Assobibe/Nomisma, comporterà una contrazione del 16% del mercato a volume, pari a -180 milioni di euro di fatturato rispetto al 2019 e -344 milioni di euro se consideriamo la perdita di giro d’affari nel 2023 rispetto al 2019". "La nuova tassa voluta dal Governo, determinerà -spiega Caputo- un incremento fiscale di circa il 30% per litro di prodotto, scatenando un ulteriore ed inevitabile effetto recessivo a danno degli operatori con circa 100 fabbriche nel Paese, oltre a produttori di materie prime e imballaggi. Insomma, una filiera di 80.000 lavoratori diretti e indiretti che producono cedrate, chinotti, cole, aranciate, tè freddi, e bevande per sportivi".

Secondo Caputo "gli effetti di questi balzelli si rifletteranno sugli acquisti di materie prime per almeno 250 milioni di euro. Se poi a livello nazionale si stimano oltre 5 mila posti di lavoro a rischio, ho timore che in Campania non saranno meno di mille gli occupati in pericolo. Così facendo, anziché aiutare realtà consolidate come la nostra, si rischia di mortificare chi fa impresa, depauperando il valore economico dell’azienda e mettere a rischio importanti livelli occupazionali sul territorio", sottolinea ancora Caputo. Gli effetti sull'attività d'impresa, insiste Caputo, sarebbero pesanti. "Premesso che gli incrementi dei costi, con l’introduzione della sugar tax e della plastic tax , oltre a creare scenari di grave incertezza dreneranno la liquidità indispensabile per recuperare e compensare le perdite accumulate dall’inizio della pandemia. La tassazione sullo zucchero comporterà un extracosto di 10 cent/litro su tutti i nostri prodotti. Inoltre, la tassa sulla plastica, pari allo 0,45 cent/kilo di prodotti di plastica monouso venduta, aggiungerà altri costi a una materia prima che già di suo è in forte aumento", spiega ancora. "Tutto questo, per una realtà d’eccellenza come la Ibg, comporterà -conclude tracciando un amaro bilancio Caputo- un aggravio del conto economico di circa 15 milioni di euro. Porterà cioè una azienda che da decenni è in utile, ad una perdita strutturale ed irreversibile. Non ci vuole dunque uno scienziato per capire che questa tassa, che ritengo ideologica e iniqua, finirà solo per distruggere numerose aziende, incrementare la disoccupazione e ridurre anche il gettito fiscale per la finanza pubblica. Insomma, un capolavoro da fine economista. Se non fossi preoccupato mi verrebbe da ridere".

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