Su mappa catasto nessun passo indietro di Draghi, ma no nuove tasse sulla casa
Scontro in Commissione Finanze alla Camera sulla riforma del catasto. La seduta è stata sospesa dopo l'aut aut del governo che ha fatto sapere, per voce della sottosegretaria al Mef Cecilia Guerra, che l'approvazione della riforma "è dirimente" per la continuazione dell'esperienza di governo. Dopo la sospensione della riunione, l'ufficio di presidenza ha deciso di rinviare a domani.
Si tenta la mediazione per uscire dall'impasse. Va avanti serrato in queste ore il dialogo tra Palazzo Chigi e il Parlamento sulla delega fiscale, o meglio sulla misura -finita al centro di un braccio di ferro- che prevede una mappatura degli immobili su tutto il territorio nazionale, norma che, in commissione Finanze alla Camera, la Lega ma anche Forza Italia, Coraggio Italia e Noi con l'Italia, oltre a Fdi, hanno chiesto di cancellare. Fonti di governo vicine al presidente del Consiglio Mario Draghi confermano all'Adnkronos che la barra resta dritta: sulla mappatura degli immobili il premier non ha intenzione di cedere, di fare passi indietro. Tuttavia si lavora a una soluzione per uscire dallo stallo, che non può certo passare, viene rimarcato con forza, dallo stralcio della norma.
Ma da una rassicurazione sì, che poi è la stessa adottata da Draghi nella conferenza stampa di inizio ottobre, quando la Lega in Cdm aveva deciso di astenersi dal voto sollevando dubbi sul dossier catasto. Ovvero che la mappatura prevista dall'articolo 6 non verrà usata per determinare nuove tasse, non avrà, in estrema sintesi, finalità fiscali. Certo c'è la questione del 'nero', vale a dire del sommerso, delle 'case fantasma' che, grazie alla mappa in questione, dovrebbero finire nel mirino dell'Agenzia delle entrate, ma, su questo punto, è a lavoro il ministro leghista Massimo Garavaglia, alla ricerca di una mediazione certo non semplice ma 'digeribile' per tutti. Dalle stesse fonti viene inoltre fatto notare che la mappatura, come previsto dalla norma, sarà disponibile solo dal primo gennaio 2026 per chi vorrà utilizzarla, dunque nella mediazione alla quale si lavora in queste ore potrebbe spuntare una norma che preveda che, a partire dal 2026, eventuali novità sul fronte fiscale debbano passare necessariamente da un voto in Parlamento.