Sono state 2.419 le nomine degli energy manager arrivate in Fire, Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia, quest’anno e riferite all’anno 2021. Di queste 1.606 sono relative ad energy manager nominati da soggetti obbligati e 813 da soggetti non obbligati. Purtroppo, si è interrotto il trend di crescita dei nominati dai soggetti obbligati: si tratta di un meno 5% rispetto allo scorso anno, dopo che nel settennio 2014-2020 le nomine erano cresciute del 15%.
E' quanto emerge dal Rapporto che la Federazione stila ogni anno con l’obiettivo di fornire un quadro statistico dettagliato delle nomine degli energy manager pervenute. All’evento hanno partecipato, oltre a Dario Di Santo e Livio De Chicchis di Fire, Alessandro Carettoni del Mase e tre energy manager che hanno descritto la loro esperienza e gli interventi realizzati: Nensy Natalino di Michelin, Vittorio Bardazzi del Comune di Prato e Giuliano Giacomelli di Trentino Trasporti.
La decrescita registrata è più marcata per i soggetti obbligati, ossia coloro i quali hanno consumi superiori alle soglie di legge. I settori della manifattura e del terziario sono riusciti a contenere questa decrescita su livelli relativi. Preoccupa il calo della pubblica amministrazione, comparto da sempre caratterizzato da un elevato tasso di inadempienza. Una parziale spiegazione la si può ricercare nella riduzione dei consumi dovuti alla crisi che può aver portato diversi soggetti sotto la soglia di nomina.
Buona pratica sarebbe però stato nominare lo stesso, non solo in vista dell’aumento dei consumi post lockdown, ma soprattutto in ragione dei bassi prezzi dell’energia che avevano creato un momento favorevole per impostare politiche di efficientamento energetico. Si nota come il settore industriale abbia una larga percentuale di nomine volontarie, mentre dall’altro lato nel trasporto la stragrande maggioranza dei soggetti nominanti sono soggetti all’obbligo.
Tra i settori virtuosi in termini di nomine abbiamo il cartario e quello dell’industria alimentare. Il settore manifatturiero in generale si è mantenuto stabile rispetto al passato.
Come già detto, per la Pa persiste la diffusa inadempienza all’obbligo, cui si collega l’incapacità di cogliere le grandi opportunità derivanti dall’adozione di misure per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, senza dimenticare la possibilità di acquistare energia a condizioni più vantaggiose. La presenza di un energy manager competente e qualificato gioverebbe senz’altro al bilancio energetico ed economico di queste strutture pubbliche, specialmente nella congiuntura attuale.