Il fronte guidato da Luigi Lovaglio, con il supporto di Francesco Milleri (Delfin) e Francesco Gaetano Caltagirone, potrebbe non essere disposto a mollare la presa
Non è passata inosservata negli ambienti finanziari la durezza con cui Mediobanca ha respinto l'Ops di Mps, definendola "fortemente distruttiva di valore". Un'affermazione che non solo segna un chiaro rifiuto dell'offerta, ma potrebbe anticipare l'inizio di una vera e propria partita a risiko nel settore bancario, già in pieno risiko. Se fino a ieri sembrava un'ipotesi remota, oggi – soprattutto con i richiami agli intrecci azionari che coinvolgono Delfin e Caltagirone che non sono sfuggiti agli osservatori – il quadro rischia di evolvere rapidamente, con esiti incerti, compresa la possibilità di una "conta" tra azionisti.
Il fronte guidato da Luigi Lovaglio, con il supporto di Francesco Milleri (Delfin) e Francesco Gaetano Caltagirone, potrebbe non essere disposto a mollare la presa, come suggeriscono diverse voci in ambienti finanziari. Gli analisti prospettano una possibile strategia in tre mosse per rispondere al no secco di Mediobanca: la prima è il dialogo diretto con gli azionisti, in particolare quelli istituzionali che detengono circa il 35% delle azioni di Mediobanca, con BlackRock che possiede una quota superiore al 4%. Mps cercherebbe di convincerli a sostenere l'operazione, puntando sul ritorno economico maggiore.
Il secondo passo sarebbe quello di migliorare l'offerta, rendendola più allettante per il mercato e aumentando le probabilità di successo. Infine, se il dialogo e il miglioramento dell’offerta non dovessero portare ai risultati sperati, la mossa finale potrebbe essere quella di convocare un’assemblea straordinaria per ottenere un voto diretto dagli azionisti, bypassando il veto del management. "Si tratta di una mossa ‘nucleare’, andare sopra il management: determinare i soci a favore dell’acquisizione e i soci contro, in una conta finale che ha un po’ il sapore dei vecchi film western", sottolinea l'analista finanziario Giorgio Vintani.
Secondo chi guarda favorevolmente all’Ops, l'operazione ha una sua logica strategica. Un'integrazione con Mediobanca potrebbe essere vantaggiosa sia per Montepaschi sia per Mediobanca stessa, che soffre di una carenza strutturale di funding diretto. Mps, grazie ai suoi depositi, potrebbe colmare questa lacuna. Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA SGR, osserva all'Adnkronos che l’operazione è ancora nella fase iniziale e che l’offerente dovrà fare concessioni e chiarire la governance del gruppo risultante. "Non parliamo di un takeover, ma di un merger tra strutture complementari con una governance centralizzata", spiega Caldato, aggiungendo che il controllo sarebbe esteso tramite deleghe forti a manager competenti per area. Il futuro della trattativa è incerto e dipenderà dalle prossime mosse. La partita è aperta, ma la tensione cresce, con l'intero panorama bancario italiano a guardare. (di Andrea Persili)