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Mps-Mediobanca, economista Bocconi: "Il senso politico, industriale e finanziario dell'operazione"

Michele Calcaterra: "Governance complessa e interessi incrociati rendono difficile l'arrivo di un 'Cavaliere Bianco' per proteggere Piazzetta Cuccia"

Mps-Mediobanca, economista Bocconi:
24 gennaio 2025 | 15.57
LETTURA: 2 minuti

"Operazione pienamente sensata dal punto di vista politico, industriale e finanziario". Così all'Adnkronos l'economista della Bocconi Michele Calcaterra commenta l'Ops lanciata questa mattina da Mps su Mediobanca.

"Un primo elemento da premettere - spiega il professore - è la crescente probabilità di un'operazione Unicredit-Banco Bpm, un consolidamento che cambierebbe gli equilibri bancari italiani, indebolendo l'identità autonoma di Banco Bpm. In questo scenario - afferma il professore dell'Università milanese - la fusione Mps-Mediobanca potrebbe rafforzare un polo bancario italiano significativo, con un endorsement politico evidente, sebbene non dichiarato", spiega.

"Dal punto di vista industriale, la sinergia tra le due banche è evidente", prosegue il professore. "Mps, che manca di competenze in corporate investment banking e risparmio gestito, si completerebbe con Mediobanca, che invece eccelle in queste aree. Mediobanca, del resto, è più una banca di investimento che una commerciale, e il suo tentativo di entrare in questo settore non è ancora pienamente compiuto. L'integrazione tra le due banche potrebbe quindi rispondere a esigenze industriali, oltre che di consolidamento strategico", afferma

"Un ulteriore elemento è l'intreccio finanziario e di governance", continua. "Azionisti di Mps come Delfin e Caltagirone hanno un ruolo chiave in Mediobanca e Generali, posizionandosi al centro dell'operazione. Delfin, inoltre, detiene una quota del 2% in Unicredit, e potrebbe liquidare questa partecipazione per rafforzare il capitale in Mediobanca o sostenere una visione di lungo termine in un gruppo bancario italiano integrato e competitivo". Non mancano ostacoli. Il prezzo offerto dal mercato viene percepito come disallineato al valore reale, e ci si aspetta un aggiustamento per rendere l'operazione più appetibile: il mercato, secondo alcuni analisti, sta chiedendo nei fatti un rilancio del 7%, quasi 920 milioni di euro. "Ma la complessità della governance attuale e la presenza di azionisti con interessi incrociati rendono improbabile l'intervento di un “Cavaliere Bianco” o un aumento di capitale per blindare Mediobanca", sottolinea l'economista. (di Andrea Persili)

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