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Caso Gregoretti, Salvini rifiata: dovrà tornare in Aula, ma giudice vuole pure Conte e gli altri

"Finalmente un giudice ha detto che quello che si è fatto non si è fatto da soli"

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
03 ottobre 2020 | 14.36
LETTURA: 2 minuti

di Francesco Saita

Mentre il nord d'Italia è sconvolto dalle piogge, a Catania per Salvini spunta un mezzo sereno, che non pare poco in questi momenti. Con quasi trenta gradi e sole che va e viene, i leghisti in maniche corte, dopo tre giorni di permanenza all'ombra dell'Etna, possono abbracciare, un po' virtualmente, un po' no, il loro leader che esce indenne dal tribunale.

Sorridente, finalmente meno teso, in camicia bianca, cravatta e giacca blu, stile Senato, Salvini si presenta alla stampa accompagnato dall'avvocato Bongiorno in sedia a rotelle, ferita "in modo surreale" da una lastra di marmo alla caviglia, staccatasi chissà come, dal palazzo di Giustizia, pochi minuti prima.

Si risolve sembra senza danni drammatici l'incidente dell'ex ministra leghista - oggi legale del leader - . Altrettanto bene va al suo assistito: tutto rinviato al prossimo 20 novembre, ma nell'aula bunker del carcere Bicocca, dove il Gup Sarpietro ha dato appuntamento Salvini non sarà più solo. A dover dire la loro in tribunale la Giustizia vuole anche Conte, Di Maio, Toninelli e Trenta, alleati di Salvini al governo, mentre alla Gregoretti veniva imposto lo stop in mare, nell'estate del 2019, alla vigilia del Papeete.

"Vediamo cosa diranno i ministri chiamati dal giudice, io non li ho citati, perché non credo ci sia stata nessuna colpa", dice Salvini, commentando a caldo l'invito a comparire rivolto agli altri partner di governo, a partire da Conte e Di Maio. "Non sarò più da solo", sorride sornione, non prima di avere sottolineato di voler continuare a rifiutarsi di dire che 'sono colpevoli anche loro'", aggiungendo nel novero Toninelli e Trenta, anche loro pronti a staccare il biglietto per Catania, da qui al 4 dicembre, seconda data fissata dal Gup.

"Siamo moderatamente soddisfatti per l'ordinanza, allarghiamo la visuale", dice riferendosi ai nuovi nomi tirati in ballo Giulia Bongiorno. Soddisfazione piena invece esprime Salvini: "Finalmente un giudice ha detto che quello che si è fatto non si è fatto da soli".

"Noi - ci tiene a precisare ancora Bongiorno - avevamo chiesto di ascoltare solo la ministra Lamorgese, perché volevamo ribadire che tutt'ora, relativamente alle navi con i migranti in mare si fa lo stesso". Ma certo così per loro è meglio.

La giornata del leader, iniziata con un selfie e un caffé sulla terrazza mozzafiato dell'Hotel che lo ha ospitato a Aci Castello, nel Catanese, in compagnia degli alleati 'ritrovati', Meloni e Tajani, termina così, poco dopo le 15. C'è pure il tempo della frase che non ti aspetti: "Devo dire che la giustizia italiana è comunque una giustizia che funziona", ammette, Bongiorno permettendo.

La città si svuota, vanno via le centinaia di leghisti, che da giovedì si sono alternati in una maratona oratoria a sostegno del leader, dall'altra scemano cortei delle sigle antagoniste, che hanno tirato fuori il fiato contro l'ex ministro dell'Interno e le sue politiche sui flussi in mare. Per tutti è un arrivederci.

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