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Dl Sicurezza, la resa dei 18 deputati M5S

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23 novembre 2018 | 14.45
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La 'tregua' tra M5S e Lega si è materializzata plasticamente questa mattina poco dopo le 10, quando nella Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio i pentastellati hanno ritirato i 5 emendamenti al decreto sicurezza e immigrazione, provvedimento fortemente voluto dal Carroccio e da Matteo Salvini. E contestato dal Partito democratico, che ha abbandonato la seduta. Le proposte di modifica M5S più specificamente legate al tema migranti recavano le firme dei deputati Berti, Corneli e Forciniti. Il dl è atteso in Aula lunedì e il governo probabilmente porrà la questione di fiducia. "Faremo di tutto perché sia legge entro il 3 dicembre", scandice infatti Salvini.

I malpancisti M5S, che in una lettera inviata al capogruppo Francesco D'Uva alcuni giorni fa avevano espresso la loro volontà di modificare il testo, non sembrano sorpresi dalla scelta dei loro colleghi in Commissione di ritirare i 5 emendamenti (che recepivano alcune delle istanze avanzate nella missiva) ma non mancano di sottolineare il loro rammarico.

"Sono delusa - dice all'Adnkronos la deputata Doriana Sarli, una dei 18 firmatari -. Avrei voluto che anche la Camera desse un contributo per migliorare questo decreto, che così com'è resta abbastanza indigeribile. Ma non ci è stata data l'opportunità. Ritirano gli emendamenti, si parla di fiducia... non è questa l'attività parlamentare che auspicavo entrando alla Camera". La fiducia al governo, dice la parlamentare campana, "al momento non è in discussione": "Devo riflettere non sulla fiducia ma sul decreto. Votare e sostenere qualcosa che non condividi e sulla quale nessuno alla Camera ha potuto neanche fare dei ragionevoli emendamenti davvero non è facile", aggiunge Sarli.

Nel Movimento 5 Stelle c'è chi legge il ritiro degli emendamenti come un momento di 'Realpolitik' per allentare le tensioni con i partner di governo della Lega dopo il caos scatenato dallo scivolone sulla norma relativa al peculato del ddl anticorruzione.

Le opposizioni e in particolare il Partito democratico intanto protestano per la gestione della discussione in Commissione. I dem hanno ritirato tutti i loro emendamenti al decreto sicurezza e abbandonato i lavori. "Dopo aver discusso e votato solo 5 emendamenti su 600 la maggioranza insiste per chiudere comunque entro stasera alle 19 un testo che comunque non sarà discusso in Aula per la fiducia", osserva nel pomeriggio Stefano Ceccanti, quando l'esame è ancora in corso.

"Avevamo chiesto di lavorare anche sabato e domenica perché almeno qui si discutesse ma ci è stato detto di no. A questo punto il gruppo Pd abbandona i lavori. Il ritardo con cui si è affrontato questo testo - rimarca il costituzionalista e deputato dem - non può ricadere su di noi perché è dipeso dai conflitti interni alla maggioranza sul progetto anticorruzione che peraltro non aveva nessuna urgenza. Ci rivediamo lunedì in Aula".

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