Primo caso il 6 novembre, pandemia minaccia sopravvivenza comunità nativa
Il territorio canadese del Nunavut ha annunciato un lockdown di due settimane dopo che il coronovirus ha iniziato a diffondersi anche in questa remota terra dell'Artico, finora risparmiata dalla pandemia. Il primo caso è stato registrato il 6 novembre, venerdì erano tre e ieri erano già saliti a 26, riferisce il Guardian.
“Nessuno è al di sopra delle regole. Non fate visite. Non intrattenete rapporti sociali", ha esortato il premier del governo locale, Joe Savikataaq, annunciando che da domani verranno chiusi scuole e ristoranti. Esteso su due milioni di km quadrati, con una popolazione di circa 36mila persone, il Nunavut è stato a lungo uno dei rari luoghi del mondo preservati dal contagio, anche grazie ad una rigida politica di quarantena per chiunque volesse entrarvi.
Per ora il contagio si limita a due villaggi - Arviat e Rankin Inlet - mentre nella capitale, Iqaluit, non vi sono casi confermati. C'è però molta preoccupazione per una possibile epidemia: la popolazione è dispersa su un territorio molto vasto, ma le singole comunità sono strettamente legate al loro interno e la popolazione dei nativi è molto vulnerabile, con alti tassi di tubercolosi e scarse strutture sanitarie.
"Sono popolazioni malnutrite, che vivono in alloggi affollati con diverse malattie croniche polmonari, cardiovascolari e obesità", spiega Anna Banerji, esperta di salute indigena alla facoltà di medicina di Toronto.