Non si sa dove sia Cesare Battisti. L'ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi, è ricercato in base all'ordine di arresto emesso da Luiz Fux, giudice del Tribunale Supremo brasiliano. La polizia dello stato di San Paolo riferisce che da martedì non c'è traccia di lui a casa sua, a Cananeia. Per la polizia federale di San Paolo è un latitante, riporta il sito O Globo. Gli agenti lo hanno cercato nella sua abitazione, sul litorale di San Paolo, e anche agli indirizzi riconducibili a lui nella capitale paulista ma senza successo.
DECRETO PER L'ESTRADIZIONE - Oggi il presidente uscente del Brasile Michel Temer, riferiscono i media brasiliani, ha firmato il decreto per la sua estradizione. La decisione è stata presa in un vertice tenuto a Palacio do Planalto, la sede ufficiale della presidenza a Brasilia, e autorizza il ministero della Giustizia ad avviare il processo per arrivare a consegnare Battisti alle autorità italiane. Il decreto nelle prossime ore verrà pubblicato sul Diário Oficial da União, l'equivalente della Gazzetta Ufficiale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato a Temer un messaggio per ringraziarlo per la sua decisione: "Il gesto da Lei compiuto - scrive - costituisce una testimonianza significativa dell'antica e solida amicizia tra il Brasile e l'Italia e testimonia la sensibilità in relazione a una vicenda complessa e delicata".
BATTISTI "SCOMPARSO" - La casa di Battisti, come riferisce il quotidiano, è sorvegliata costantemente e non risultano movimenti all'interno dell'abitazione. Alcuni vicini, interpellati da Folha, affermano che l'ex terrorista non è più stato visto nella zona da novembre. Un cronista del giornale, appostato davanti alla casa di Battisti, attraverso una finestra priva di tende ha notato che in una stanza dell'abitazione sono accatastati 14 libri. In garage è parcheggiata una Chevrolet Prisma.
"Stiamo seguendo le notizie dall'Italia e non sappiamo dove sia in questo momento. L'ultimo contatto risale a circa due mesi fa", dice all'Adnkronos il nipote Antonio. Magno de Carvalho, un amico dell'ex terrorista, ha raccontato al quotidiano Folha che l'ultima volta che ha parlato con lui la scorsa settimana Battisti gli "ha detto che sarebbe andato a Rio, per parlare con l'editore del libro che stava scrivendo".
L'ORDINE D'ARRESTO - L'ordine d'arresto per Battisti è stato deciso da un giudice del Tribunale Supremo brasiliano, Luiz Fux. Durante la campagna elettorale e dopo la vittoria, Jair Bolsonaro ha più volte ripetuto la sua intenzione di estradare in Italia Battisti, che dal 2011 vive in libertà in Brasile (LE TAPPE DELLA VICENDA). Con la sua decisione, il giudice ha accolto la richiesta della procuratrice generale Raquel Dodge, dell'arresto preventivo di Battisti, una misura definita "necessaria" per "evitare il rischio di fuga e per assicurare l'eventuale futura estradizione in Italia". A questo proposito il giudice Fux ha ricordato quando, nell'ottobre 2017, Battisti è stato fermato a Corumba, sulla frontiera con la Bolivia, mentre - secondo quanto dichiarato dalle autorità - cercava di attraversare il confine con euro e dollari non dichiarati.
IL RICORSO- I legali di Battisti, gli avvocati Igor Tamasauskas e Otavio Mazieiro, hanno presentato ricorso contro l'ordine d'arresto e hanno chiesto la sospensione del provvedimento. Se il giudice Fux non dovesse tornare sui propri passi, gli avvocati chiedono che il Tribunale supremo esamini il ricorso in sessione plenaria prima della fine dell'anno. La difesa, come riferisce O Globo, sostiene che "non c'è più spazio" perché il governo brasiliano riveda la decisione di consegnare Battisti all'Italia, poiché sono passati più di cinque anni dal 'no' all'estradizione. L'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva respinse la richiesta di estradizione presentata dall'Italia il 31 dicembre 2010. I legali ritengono che Battisti non debba subire gli effetti dei "cambiamenti nella scena politica brasiliana e la conseguente possibilità di essere consegnato al suo paese d'origine".
I PARENTI DELLE VITTIME - Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso nel 1979 da un commando dei Proletari Armati per il Comunismo e rimasto a sua volta gravemente ferito nell'agguato, commenta così all'Adnkronos la richiesta di arresto dell'ex terrorista: "Aspetto il momento in cui scenderà dall'aereo e andrà in carcere: solo a quel punto dirò: è finita". "Tante volte sembrava che fossimo arrivati all'obiettivo e poi invece non è avvenuto nulla", dice Torregiani, che in conseguenza dell'attacco terroristico è rimasto paraplegico. "Mi aspettavo che avvenisse a gennaio e non ora, vale a dire dopo l'insediamento del neopresidente Jair Bolsonaro che, evidentemente, sta realizzando quello che ha promesso".
Adriano Sabbadin, figlio di Lino Sabbadin, il macellaio ucciso a Mestre il 16 febbraio del '79, dice: "Speriamo che sia la volta buona, speriamo che Battisti venga arrestato e sconti la sua pena". L'ex terrorista dei Pac nell'omicidio di Sabbadin fece da copertura armata al killer. Una richiesta di giustizia che, secondo Adriano Sabbadin, "vale per me ma anche per tutti gli italiani che hanno condiviso questo momento. Sono 40 anni che cerchiamo i colpevoli di nostro padre". Quell'omicidio resterà sempre impresso negli occhi del macellaio: "Non si cancellerà mai dalla nostra mente", conclude.
Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos ucciso per mano di Battisti, osserva: "Mi auguro che la polizia brasiliana sia preparata e lo stia monitorando per evitare che fugga ancora una volta. E' dal 2004 che si rincorre Battisti, speriamo si arrivi finalmente all'epilogo che tutti noi familiari delle vittime auspichiamo, che giustizia venga fatta". L'arresto, che dovrebbe preludere all'estradizione, "chiuderebbe finalmente un'attesa che dura da troppi anni. E' ora che questo terrorista venga a scontare i tre ergastoli in Italia, nelle patrie galere".