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Dalla Dc al 'Manifesto', Menapace voce storica del femminismo e del pacifismo

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07 dicembre 2020 | 09.05
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Voce storica del femminismo e del pacifismo, Lidia Menapace - scomparsa oggi a 96 anni - è stata una protagonista del Novecento italiano, vivendo con intensità una lunga stagione di battaglie politiche e ideologiche: staffetta partigiana in Val d'Ossola; impegnata nei movimenti cattolici nel secondo dopoguerra; prima donna eletta nel Consiglio provinciale di Bolzano; attivista della Democrazia Cristiana; simpatizzante del Partito comunista e sostenitrice dell'incontro tra cattolici e marxisti; tra i fondatori di "Il manifesto" e del movimento Cristiani per il Socialismo, fino a diventare esponente del Pdup e infine senatrice di Rifondazione comunista nei primi anni del secolo XXI.

Lidia Brisca, nasce a Novara il 3 aprile 1924. La madre è una "ragazza emancipata d'inizio Novecento", così si autodefiniva, e suo padre un geometra "illuminista senza saperlo", che portava le figlie bambine a visitare città d'arte. Giovanissima, Lidia prende parte alla Resistenza partigiana come staffetta, con il nome di battaglia "Bruna", ottenendo il grado di sottotenente che rifiuterà nel dopoguerra, assieme al riconoscimento economico: "non ho fatto la guerra come militare e ciò che ho fatto non è monetizzabile".

A soli 21 anni consegue la laurea con il massimo dei voti in letteratura italiana all'Università Cattolica di Milano e si impegna nei movimenti cattolici, in particolare nella Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), e successivamente nella Democrazia Cristiana.

Si trasferisce nel 1952 a Bolzano, dopo il matrimonio con il medico trentino Nene Menapace (morto nel 2004), ed è nel 1964, insieme a Waltraud Gebert Deeg, la prima donna eletta nel Consiglio provinciale di Bolzano e anche la prima donna ad entrare nella Giunta provinciale come assessora alla Sanità, sempre in quella legislatura.

All'inizio degli anni Sessanta Lidia Menapace inizia ad insegnare presso l'Università Cattolica di Milano con l'incarico di lettrice di Lingua italiana e metodologia degli studi letterari fino al 1968, quando, a seguito della pubblicazione di un documento intitolato "Per una scelta marxista", non le viene rinnovato l'incarico.

Nel 1968 esce dalla Democrazia cristiana, della quale, ormai, non condivide più la linea politica. Simpatizza per il Partito comunista italiano e nel 1969 si unisce al gruppo degli eretici comunisti fondatori della rivista "Il Manifesto", con Rossana Rossanda e Luigi Pintor; sul mensile poi diventato 'quotidiano comunista' scriverà regolarmente fino alla metà degli anni Ottanta. A seguito di un conflittuale rapporto con Rossanda, anche a causa della distanza dal movimento femminista, lascerà il collettivo del "Manifesto".

A partire dagli anni '70 Menapace è presente nella politica attiva in associazioni, movimenti, incarichi istituzionali con un impegno che si caratterizza da subito e sempre per il femminismo e il pacifismo. Nel 1973 è tra le promotrici del movimento Cristiani per il Socialismo. Nei primi anni Ottanta è consigliere a Roma nelle liste del Partito democratico di unità proletaria.

Nel 2006-2008 è senatrice eletta nelle liste di Rifondazione Comunista. Proposta alla presidenza della Commissione Difesa di Palazzo Madama, la sua candidatura fu bocciata per il suo irriducibile pacifismo, anzi "antimilitarismo", come rivendicava l'interessata. Nel 2007 venne eletta presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. Nel 2009 si candida alle elezioni europee nella lista anticapitalista Prci-PdCI nella circoscrizione Nord-Est senza essere eletta a causa del mancato raggiungimento della soglia di sbarramento prevista dalla legge elettorale. Nel 2011 entra a far parte del Comitato Nazionale Anpi. Nel 2018 ha accettato di candidarsi per il Senato con Potere al Popolo! pur sapendo che non sarebbe stata eletta.

E' autrice dei libri autobiografici: "Io, partigiana. La mia Resistenza" (Piero Manni Editore, 2014) e "Canta il merlo sul frumento. Il romanzo della mia vita" (Piero Manni Editore, 2015). A Menapace è stato conferito il Premio Margherita Hack - Personaggio laico dell'anno 2019.

Lidia Menapace è stata una delle attiviste femministe più note per quasi 60 anni, tra le prime a mettere l'accento sull'importanza del linguaggio sessuato come strumento fondamentale contro il sessismo. Nell'Unione Donne Italiane (Udi) ha guidato la stagione politicamente più creativa contribuendo all'uscita dell'associazione dallo stallo generato dall'XI Congresso del 1982, attraverso l'innovazione delle forme politiche nelle responsabilità condivise, proponendo un "Patto tra pensieri politici teoricamente incomponibili".

Come attivista pacifista, Menapace ha proposto la Convenzione permanente delle donne contro tutte le guerre e la scuola politica sotto l'egida di Rosa Luxembourg. di Paolo Martini)

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