Un barchino sovraccarico, con 50 persone a bordo, si è ribaltato nella notte: 22 migranti tratti in salvo, si cercano 8 bambini. Tra le vittime anche una 12enne. La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta. Il sindaco Martello: "E' una mattanza". Open Arms: "Omissione soccorsi Stati Ue è consapevole"
Continua a salire il bilancio delle vittime al largo di Lampedusa dopo il naufragio avvenuto nella notte. Sono 13 i corpi, tutti di donne, recuperati. Tra le vittime, c'è anche una bambina di 12 anni.Si cercano ancora altri dispersi, tra cui c'è anche una bimba di appena 8 mesi con la sua mamma. Come apprende l'Adnkronos, a raccontarlo è stata una sopravvissuta, sorella delle due vittime che è riuscita a salvarsi. Ora si trova all'hotspot e racconta tra le lacrime quanto vissuto nella notte. Le ricerche proseguono senza sosta. Tra i dispersi ci sarebbero in tutto 8 bambini.
Nell'operazione di soccorso coordinata dalla Capitaneria di Porto di Palermo sono stati tratti in salvo 22 i migranti, mentre sono ancora in corso le ricerche dei dispersi con l’impiego di unità aeronavali della Guardia Costiera e con una motovedetta della Guardia di Finanza. Ci sarebbero almeno una ventina di dispersi, tra cui molti bambini.
I corpi delle altre vittime sarebbero ad almeno 50 metri di profondità secondo quanto si apprende dai soccorritori che da ore stanno cercando di recuperare i cadaveri. Gli inquirenti non escludono di fare arrivare dei sub specializzati che possano raggiungere quella profondità per il recupero dei corpi.
La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta per naufragio, al momento contro ignoti . Il Procuratore Luigi Patronaggio, che coordina l'indagine, ha inviato a Lampedusa un sostituto che seguirà da vicino l'evolversi della situazione. La Procura è alla ricerca dello scafista che avrebbe guidato l'imbarcazione: non si sa ancora se sia tra i dispersi. L'uomo risponderebbe del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto.
"Gli uomini della Squadra mobile hanno iniziato a sentire i superstiti, sotto tutti in stato di choc e anche per questo stiamo procedendo non molto velocemente con interpreti a disposizione. Stiamo accertando quello che è successo". A dirlo è il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, volato a Lampedusa per seguire da vicino l'evolversi della tragedia.
Sono state diverse le segnalazioni arrivate nella tarda serata di ieri dal Cur di Palermo (Centro unico di risposta) alla Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma riguardanti un barchino con circa 50 migranti nei pressi dell’isola di Lampedusa. Acquisite le prime informazioni, spiega una nota della Guardia Costiera, sono state avviate le attività di ricerca in mare con l’impiego di una motovedetta Classe 300 della Guardia costiera di Lampedusa e di un’unità della Guardia di finanza che si trovava già in zona in attività di pattugliamento.
Poco dopo la mezzanotte la motovedetta della Guardia costiera ha avvistato a 6 miglia dall’isola il barchino sovraccarico e già sbandato. Raggiunta dopo qualche minuto da un'unità della Guardia di finanza, le unità navali si sono avvicinate alla piccola imbarcazione ma le condizioni meteomarine avverse e lo spostamento repentino dei migranti hanno provocavato il ribaltamento dell’unità. L’immediato intervento delle motovedette e l’impiego del soccorritore marittimo della Guardia costiera ha consentito di trarre in salvo 22 dei migranti caduti in mare, di cui 18 da parte dell’unità della Guardia Costiera e 4 dalla motovedetta della Guardia di Finanza.
"E' una mattanza". Così il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, parlando con l'Adnkronos. "Non si può consentire che la gente muoia così, e continui a morire così...", dice. Il primo cittadino ha seguito per tutta la notte l'evolversi della situazione. "Io l'ho saputo alle tre di notte dal comandante della Guardia costiera - dice Martello - Mi chiedeva dove portare i cadaveri. E sono andato al molo Favaloro. Ho seguito tutta la notte quanto stava accadendo". E poi aggiunge sconsolato: "Non è cambiato nulla, se non si prendono provvedimenti seri, i morti ci saranno sempre...".
"L'ennesima tragedia a poche miglia da Lampedusa dimostra che i naufragi non sono una fatalità, ma il risultato di politiche, europee e nazionali, che hanno condannato migliaia di persone a un destino crudele", ha detto all'Adnkronos Giusi Nicolini, ex sindaca di Lampedusa "Sopprimere il soccorso in mare, infatti, equivale a una condanna a morte prima di tutto nei confronti delle donne e dei bambini, che sono i primi a morire se una barca si ribalta, come è avvenuto stanotte nei pressi di Lampedusa - dice - In questi ultimi mesi abbiamo assistito a respingimenti in mare, omissioni di soccorso, gravissime violazioni dei diritti umani e delle norme internazionali". "Mi chiedo quanti innocenti dovranno ancora morire per dimostrare che le teorie sul pull-factor sono una cinica strategia politica con la quale si ottengono due piccioni con una fava: decimare gli arrivi e moltiplicare i voti - aggiunge Nicolini - Oggi, quando le inchieste de l'Avvenire hanno dimostrato ulteriormente che al tavolo delle trattative per gli accordi con la Libia ha partecipato la criminalità organizzata libica, c'è solo un modo per onorare questi morti: organizzare urgentemente un dispositivo europeo nel Mediterraneo per il soccorso in mare e liberare al più presto le persone rinchiuse nei campi della Libia con un piano urgente di accoglienza concertato tra tutti i Paesi della UE". "Commemorare ogni anno le 368 vittime del naufragio del 3 ottobre senza cancellare la vergogna della collaborazione con la sedicente Guardia Costiera libica, costruisce una gigantesca insopportabile ipocrisia", aggiunge Nicolini.
Nel frattempo, Open Arms scrive su Twitter: "40 persone su un'imbarcazione di legno nell'oscurità, tra loro 1 bimbo e un bebè. Li abbiamo trovati così. Per fortuna hanno trascorso la notte a bordo #Openarms. Intanto a poche miglia, davanti a Lampedusa, 30 persone morivano in un naufragio. Così è #Med. O vita o morte".