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Studentessa suicida, la lettera del prof: "Siate liberi di sbagliare"

(Fotogramma)
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10 aprile 2018 | 18.00
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Giada si è uccisa lanciandosi dal tetto dell'università, nel giorno della sua laurea. Lo ha fatto poco dopo l'arrivo del fidanzato e poco prima che i genitori arrivassero per festeggiare con lei un evento che, in realtà, non si sarebbe mai tenuto. Perché Giada gli esami non li aveva ancora finiti, ma la pressione insieme alla vergogna per aver mentito così a lungo alla famiglia le sono stati fatali. Un salto, e i 25 anni della studentessa sono volati via in un istante. Una morte assurda, ma evitabile se solo i ragazzi capissero che lo studio non è una gara a chi arriva prima e se le famiglie comprendessero i tempi dei propri figli. Una morte che, per il docente di Filosofia del Diritto e Informatica Giuridica all'Università degli Studi di Teramo, prof. Guido Saraceni, diventa spunto per un post commovente e per invitare i genitori degli studenti a "un gesto d'amore": lasciarli liberi di sbagliare.

"Per quanto mi riguarda - scrive il prof sulla sua pagina Facebook che conta oltre 80mila follower -, la giornata delle lauree è un giorno di lavoro non meno faticoso e stressante di altri. I candidati devono essere attentamente ascoltati, interrogati e valutati. I voti devono essere discussi, spesso anche lungamente, con una commissione di colleghi che non sempre hanno le stesse idee, la stessa sensibilità culturale o lo stesso identico orientamento in tema di voti".

"Eppure - spiega saraceni -, la giornata delle lauree per me è anche una giornata gioiosa. Guardando il volto dei genitori, degli amici, dei parenti accorsi per sostenere e supportare il proprio candidato, partecipo volentieri della loro felicità, ne percepisco l'orgoglio e l'emozione. Mentre il candidato parla, sono tesi come corde di violino, attenti ad ogni singola parola, con gli occhi lucidi e lo sguardo fiero. Dopo, si lasciano andare ai festeggiamenti, con tanto di cori e coriandoli. La giornata delle lauree celebra la maturazione, la fatica e l'impegno dei nostri studenti. Ha il sapore della speranza nel futuro", dice. "A queste cose ho pensato ieri - scrive ancora parlando di Giada -, quando ho letto che una ragazza di Napoli, il giorno delle lauree, è salita sul tetto dell'Ateneo e si è lanciata nel vuoto: aveva detto a parenti ed amici che quel giorno si sarebbe laureata, ma non aveva completato il ciclo di studi".

Ma l'università, spiega, "non è una gara, non serve per dare soddisfazione alle persone che ci circondano, non è una affannosa corsa ad ostacoli verso il lavoro. Studiare significa seguire la propria intima vocazione. Il percorso di studi pone lo studente davanti a se stesso. Cerchiamo di spiegarlo bene ai nostri ragazzi. Liberiamoli una volta per tutte dall'ossessione della prestazione perfetta, della competizione infinita, della vittoria ad ogni costo. Lasciamoli liberi - afferma - di essere se stessi e di sbagliare. Questo è il più bel dono che possono ricevere. Il gesto d'amore - conclude - che può letteralmente salvarne la vita".

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