"Rivolgo un appello ai giovani di oggi: diventate gli angeli della polvere! Andate nelle zone dell'Italia centrale colpite dal terremoto e aiutate la popolazione, aiutate a salvare i monumenti e le opere d'arte danneggiate". L'appello è stato lanciato da Susan Glasspool, un 'Angelo del fango' accorsa giovanissima dall'Inghilterra nella Firenze alluvionata del novembre 1966, dal Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dove è in corso per tutta la giornata commemorativa del 50° anniversario dell'alluvione dell'Arno.
Un appello che è stato salutato da un lungo e caloroso applauso dall'affollato salone fiorentino dove sono radunati un migliaio di Angeli del fango, italiani e stranieri, commossi nel ricordo delle tragedie di ieri e di oggi.
Numerose le testimonianze che si sono succedute da parte dei giovani di allora che arrivarono a Firenze per spalare il fango che aveva invaso la città. Tanti i momenti di commozione nei racconti di chi si adoperò per salvare capolavori piccoli e grandi della storia dell'arte.
"Siamo venuti da tante parti nell'autunno del 1966 a Firenze perché sapevamo di fare la cosa giusta - ha detto Susan Glasspool - Non ci sentivamo angeli, anche perché eravamo sporchi e puzzolenti. Con noi stranieri c'erano anche tanti giovani fiorentini e furono poi i fiorentini a chiamarci Angeli del fango. E a spalare c'erano poi i tanti soldati di leva e e i vigili del fuoco, che senza sosta aiutarono a ripulire la città. Perché lo facemmo? Non certo perché avevamo una coscienza politica, che arrivò dopo. Lo facemmo perché volevamo salvare la bellezza di Firenze, città unica al mondo".
Tra i presenti anche un gruppo di Angeli del fango che giunsero dall'Olanda, allora studenti dell'Università di Utrecht. Hanno raccontato del loro impegno per pulire la basilica di Santa Croce e l'Istituto degli Innocenti. "Ogni giorno venivano i fiorentini a ringraziarci e ricordo un prete che ci portava anche i cioccolatini Baci Perugina", ha detto una studentessa di allora.