
La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha deciso il proscioglimento per il pm Nino Di Matteo, a carico del quale era stato avviato un procedimento, a marzo dello scorso anno, per un'intervista in cui aveva ammesso l'esistenza, nell'ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia, delle telefonate tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La disciplinare ha accolto la richiesta di non luogo a procedere formulata dal procuratore generale della Corte di Cassazione, Gianfranco Ciani.
Analoga decisione è stata presa per il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, al quale si contestava di non avere segnalato le presunte violazioni commesse da Di Matteo ai titolari dell'azione disciplinare.
Le dichiarazioni del pm di Palermo Nino di Matteo sull'esistenza delle telefonate tra Napolitano e Mancino costituiscono un ''profilo non rilevante'' ai fini della lesione delle prerogative del presidente della Repubblica. Lo rileva la sezione disciplinare del Csm nell'ordinanza di proscioglimento per Di Matteo.
Nell'ordinanza di palazzo dei Marescialli si scrive che il pm non avrebbe rivelato ''nulla di nuovo' nell'intervista in cui ha ammesso l'esistenza delle telefonate tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e il capo dello Stato Giorgio Napolitano.