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Farmaceutica, Guenter (Merck): "In Italia in 5 anni 227 mln investiti e 49 studi"

Il membro dell'Executive board di Merck e Ceo Healthcare: "Dalla sclerosi multipla ai tumori la strategia di Merck Healthcare è concentrata su quelle aree in cui abbiamo già posizioni molto forti".

Peter Guenter
Peter Guenter
05 maggio 2022 | 13.37
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"L'Italia è un paese molto importante per Merck" gruppo farmaceutico "attivo nel Paese dal 1906. Abbiamo dunque una lunga storia e una grande eredità di cui siamo molto orgogliosi, così come siamo fiduciosi di avere un grande futuro in Italia. Abbiamo infatti investito circa 227 milioni negli ultimi cinque anni, per esempio nello stabilimento di Bari, e sono 49 gli studi clinici condotti nell'ultimo quinquennio". Così Peter Guenter, membro dell'Executive board di Merck e Ceo Healthcare, intervistato dall'Adnkronos Salute a margine della sua visita aziendale in Italia. "In questo momento, mentre noi parliamo - riferisce - abbiamo più di 30 studi clinici attivi sui nostri prodotti innovativi". (Video)

"Ovviamente anche commercialmente siamo molto attivi ora con il lancio di un paio di nuovi prodotti molto interessanti. Ci siamo impegnati per molto tempo. Abbiamo investito molto in ricerca e sviluppo e produzione in Italia e - quindi - lavoriamo sul lungo termine anche in futuro".

Dalla sclerosi multipla ai tumori "la strategia di Merck Healthcare è concentrata su quelle aree in cui abbiamo già posizioni molto forti. Possiamo dire che la divisione Healthcare è il maggior player di medie dimensioni e quindi dobbiamo assicurarci di concentrarci sulle giuste priorità e di fare meglio ciò che sappiamo fare meglio, ovvero in quelle aree che più conosciamo da un punto di vista scientifico, dove conosciamo la comunità medica e in cui, anche sul fronte commerciale, sappiamo come lanciare i prodotti".

Guenter cita quindi "alcuni esempi, a partire dalla Sclerosi multipla, campo in cui Merck è stata pioniera con l'interferone beta-1a, e abbiamo Cladribina come farmaco orale. Siamo poi in fase avanzata di sviluppo clinico, con la speranza di un lancio sul mercato dal 2025, con Evobrutinib, che speriamo sarà il primo di una nuova classe di BTK-inibitori contro la sclerosi multipla. Dunque - sottolinea - questa è la nostra posizione di leadership che cercheremo di rafforzare man mano che procediamo".

Un'altra linea importante riguarda alcune forme tumorali, "per esempio abbiamo Cetuximab" anticorpo monoclonale chimerico IgG, "per il trattamento del carcinoma del colon-retto e del cancro della testa e del collo, mentre abbiamo in licenza lo scorso anno un nuovo prodotto molto innovativo, ora è in fase 3 di sviluppo clinico, Xevinapant, molecola molto efficace nella terapia del tumore della testa e del collo. Un altro esempio è Avelumab, il nostro anticorpo anti-Pdl1, con cui ora siamo lo standard di cura nel carcinoma uroteliale metastatico. Il prodotto sta per essere lanciato in Italia e speriamo al più presto di portare anche questa innovazione a tutti i pazienti italiani. Questo - sottolinea - è il concetto di leadership mirata".

E ancora: "oltre ai trattamenti di cui disponiamo, abbiamo in cantiere - riferisce Guenter - nuove pipeline molto interessanti: stiamo lavorando sui prodotti per la tecnologia di degradazione degli enzimi con entità chimiche, con piccole molecole. Siamo anche molto attivi nel campo dei monoclonali coniugati - che si caratterizzano per essere uniti a un farmaco chemioterapico o un isotopo radioattivo o una tossina citotossica. La tecnologia - dettaglia - prevede un 'link' che lega l’anticorpo alle tossine cancerogene, fino a quando il farmaco citotossico non può essere liberato sul bersaglio tumorale, ottenendo così un trattamento efficace e anche ben tollerato. Abbiamo perciò molte opportunità interessanti in arrivo".

"Merck è un'azienda unica nel suo genere per avere al suo interno, caso unico al mondo, allo stesso tempo una divisione di Scienze della vita, una divisione ‘Healthcare’ e una ’Electronics’. E ciò che è importante sottolineare è che questa strategia diversificata è anche una strategia di mitigazione del rischio. Lo abbiamo visto nella crisi Covid, durante la quale alcuni nostri settori farmaceutici sono stati colpiti durante il lockdown, mentre la nostra divisione ‘Life science’ ha avuto occasioni favorevoli, riguardo al contributo dato alla produzione di vaccini anti Covid a mRna".

"L'Europa è un Continente estremamente importante per Merck. Siamo un'azienda globale con più di 60.000 persone nel mondo, ma l'Europa rimane molto importante. Per citare un dato: il 46% della nostra forza lavoro è in Europa, abbiamo di gran lunga la più ampia parte della capacità produttiva della divisione Healthcare nel Vecchio Continente, e siamo attivi in Europa lungo l'intera catena del valore", dalla ricerca e sviluppo alla trasformazione delle materie prime fino al prodotto finale.

"Credo che una grande lezione appresa dalla crisi pandemica è che l'Europa ha bisogno di un'industria farmaceutica molto forte. Abbiamo mostrato una incredibile risposta sui vaccini come sulle terapie, e penso che i decisori politici europei hanno compreso sempre più chiaramente che avere una solida industria farmaceutica basata in Europa è fondamentale per la nostra autonomia strategica come continente in un mondo che diventa sempre meno globale e in cui stanno emergendo sempre più ricadute regionali".

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