"Con un solo parlamentare due esenzioni...". "Stupirebbe avallo da ministero Interno"
La serrata tabella di marcia verso il voto infiamma le polemiche su quali partiti o movimenti debbano raccogliere le firme per presentare una lista e chi invece sia esentato da quest'onere. "I criteri per ottenere le esenzioni dalla raccolta delle firme sono fissati dalla legge. Mentre infatti la regola generale è che chi voglia presentarsi alle elezioni debba raccogliere un certo numero di sottoscrizioni per presentare le candidature, il legislatore ha previsto delle esenzioni sul presupposto che alcuni soggetti politici abbiano già dimostrato la propria rappresentatività nel Paese. Il problema è che nella realtà alcuni di questi soggetti che avevano avuto in passato l'esenzione sono in realtà raggruppamenti di partiti, ciascuno dei quali adesso rivendica una specifica esenzione per se. Immaginare che le singole componenti siano titolari ciascuna di una esenzione, cosa che sta già avvenendo, significa moltiplicare i beneficiari in elusione dello spirito della legge". La denuncia all'Adnkronos è del costituzionalista Giovanni Guzzetta, professore ordinario di Diritto pubblico presso l'Università di Roma Tor Vergata.
Guzzetta ricorda, parafrasando il testo di legge in vigore, che in particolare per queste elezioni del 2022 è previsto che "i partiti che abbiano avuto un gruppo parlamentare entro il 31 dicembre, o i partiti che nelle scorse elezioni abbiano eletto un parlamentare o abbiano ottenuto almeno l'1 per cento siano esonerati".
Il costituzionalista rileva: "Nel caso di Centro democratico nelle scorse elezioni la lista che ha ottenuto il requisito per l'esonero era formata dalla fusione di Centro democratico e +Europa. Quindi a mio parere in termini strettamente giuridici, il soggetto che ha diritto all'esenzione non è né il Centro democratico da solo, né la lista + Europa da sola. Perché è attraverso la loro fusione che hanno ottenuto quel consenso che ha garantito loro il requisito per l'esenzione stessa".
Ciò vale a dire che, estendendo questo ragionamento al panorama delle realtà parlamentari, oltre alle nuove formazioni politiche e Centro democratico anche altri partiti come Azione o Leu dovrebbero raccogliere le firme in vista delle prossime elezioni? "I casi concreti non li conosco, ma giocando con la moltiplicazione delle esenzioni si gioca con il fuoco perché tutto ciò dovrà essere poi vagliato dagli uffici elettorali in sede di presentazione delle liste", risponde il giurista.
"Per paradosso, una lista o un gruppo parlamentare formato da 10 partiti potrebbe con l'applicazione di questo criterio godere di dieci esenzioni quando invece la legge ne prevede una. La cosa è particolarmente paradossale quando il requisito riguarda l'elezione di un parlamentare, perché trarre da questo fatto due esenzioni è come dire che il parlamentare si è clonato”.
Ma il Ministero dell’Interno potrebbe avallare una simile interpretazione? “Mi stupirebbe molto. Ripeto, il rischio concreto è che in sede di controllo della ammissione delle liste ci possano essere delle sorprese...". (di Roberta Lanzara)