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Usa, Pallini (Federvini) 'timore per dazi, export vini e spirits vale 2 mld'

La preoccupazione per il rischio di barriere commerciali anche per i prodotti made in Italy con la nuova presidenza di Trump

Micaela Pallini, presidente di Federvini
Micaela Pallini, presidente di Federvini
08 novembre 2024 | 12.43
LETTURA: 3 minuti

"Siamo molto preoccupati perché le intenzioni di Trump sono state chiare nel voler imporre nuovi dazi del 10% a tutti i prodotti di importazione dall'Unione europea". Ad affermarlo è Micaela Pallini, presidente di Federvini, intervistata dall'Adnkronos all'indomani della vittoria di Donald Trump e della sua prossima presidenza degli Stati Uniti evidenziando che "scenari di incertezza si aprono all'orizzonte per le esportazioni dell'agroalimentare made in Italy, con il rischio di nuove barriere anche per i vini, settore trainante dell'export".

"Gli Stati Uniti per i vini e gli spiriti italiani rappresentano il primo mercato di sbocco, con circa 2 miliardi di euro sui 10 miliardi totali di export verso il resto del mondo e il governo ha anche investito per il Vinitaly a Chicago per lanciare sul mercato americano player anche più piccoli" sostiene Pallini a nome della Federazione Italiana Industriali Produttori, Esportatori ed Importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti ed affini in rappresentanza di 2.300 aziende e 80mila addetti.

Pallini desta dunque l'attenzione su un tema spiegando che si tratta di un déjà vu. "Non vogliamo una guerra commerciale sui dazi come è avvenuto già in passato, durante il suo primo mandato, Trump ha utilizzato i dazi come strumento di sviluppo dell'economia statunitense. Tra l'altro, ha sfruttato in suo favore alcune condizioni che provenivano da diverbi a livello comunitario prima sull'alluminio e poi per il caso per il caso Airbus-Boeing, battaglie commerciali molto diverse che non c'entravano nulla con il settore agroalimentare". Ancora fresca è la memoria di perdite per l'export del 40% per il settore dei liquori italiani, quali ad esempio Limoncello e Amari, quando nel 2019, nell’ambito della controversia tra Airbus e Boeing, gli Stati Uniti imposero dazi su molti prodotti europei, inserendo quasi tutte le categorie merceologiche alimentari con il meccanismo del 'Carosello' ovvero la possibilità di cambiare periodicamente le percentuali e le tipologie". I dazi vennero sospesi nel 2021 per 5 anni e dunque, a luglio 2026 scade la sospensione.

"Non dobbiamo dimenticare che, prima del contenzioso sul comparto aerospaziale, era stata proprio l’Unione europea, in risposta ai dazi Usa su alluminio e acciaio ad introdurre dazi compensativi sul whisky americano, sospesi anch’essi temporaneamente fino al 31 marzo 2025, potrebbe essere una buona mossa da parte della Ue non reintrodurli, - suggerisce la Presidente Pallini - un'apertura importante" ma aggiunge "bisognerebbe lavorare di concerto, in questo momento è un po' difficile".

L'introduzione di dazi al made in Italy non solo graverebbe sui produttori italiani ma farebbe aumentare i prezzi allo scaffale per i consumatori americani, una sorta di "tassa indiretta" che ridurrebbe la possibilità di accedere a tali prodotti. "La promessa di Trump di combattere il carovita che lo ha portato anche, grazie a questa, a vincere le elezioni si scontrerebbe con l'aumento dei prezzi allo scaffale sui prodotti importati" osserva Pallini. Di qui l'appello di Federvini al governo e alla diplomazia affinché "si metta all'opera per lavorare con l'Unione europea intanto per fare una prima mossa e poi trovare un modo di rafforzare il dialogo con gli Stati Uniti. Sappiamo che non è facile bisogna adoperarsi in questa direzione".

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