In caso di ritardo nell’invio della dichiarazione dei redditi 2024, la situazione si può regolarizzare. Entro il 29 gennaio 2025 è possibile procedere alla trasmissione e al pagamento di sanzioni
: La scadenza per l’invio delle dichiarazioni dei redditi 2024 era fissata in calendario il 31 ottobre scorso.
In caso di ritardo nell’invio, i contribuenti possono regolarizzare la situazione pagando sanzioni ridotte.
Grazie al ravvedimento operoso è possibile versare una sanzione pari a un decimo del minimo di quella prevista per l’omissione della presentazione della dichiarazione.
Tale regola si applica in caso di regolarizzazione entro un ritardo massimo di 90 giorni, quindi con invio e pagamento delle sanzioni entro la scadenza del 29 gennaio 2025.
Si devono tenere in considerazione le novità sulle regole delle sanzioni tributarie, da applicare a partire dal 1° settembre 2024.
Per chi non avesse inviato la dichiarazione dei redditi 2024 entro la scadenza per la trasmissione del modello Redditi, ovvero il 31 ottobre scorso, c’è ancora la possibilità di regolarizzazione.
Il ritardo nell’invio della dichiarazione può essere sanato dalla presentazione di una dichiarazione tardiva, procedendo contestualmente con il pagamento delle sanzioni.
L’importo da corrispondere può essere ridotto grazie all’istituto del ravvedimento operoso, che prevede riduzioni delle sanzioni in base al ritardo nella presentazione della dichiarazione dei redditi. Tali riduzioni diminuiscono all’aumentare del ritardo, in altre parole le sanzioni cresceranno con il trascorrere del tempo.
Per le violazioni commesse a partire dal 1° settembre 2024 dovranno inoltre essere applicate le nuove regole sulle sanzioni tributarie, modificate dal decreto legislativo n. 87/2024.
Per chi provvede alla regolarizzazione del ritardo nell’invio entro 90 giorni dalla scadenza, la sanzione da versare è ridotta a un decimo del minimo di quella prevista per l’omissione della dichiarazione.
Per ottenere la riduzione a un decimo dovrà essere rispettata la scadenza del 29 gennaio 2025.
Dal momento che la sanzione minima prevista per le violazioni relative alle dichiarazioni dei redditi ammonta a 250 euro, regolarizzando la situazione entro il 29 gennaio è possibile ridurre la sanzione a 25 euro.
Dovranno inoltre essere pagate le eventuali sanzioni per l’omesso o insufficiente versamento del saldo e degli acconti.
Il pagamento delle sanzioni, in caso di ritardo nell’invio della dichiarazione dei redditi, deve essere effettuato tramite la presentazione telematica del modello F24.
Il modello deve essere compilato indicando come anno di riferimento il 2024 e come codice tributo 8911, relativo a “sanzioni pecuniarie per altre violazioni tributarie relative alle imposte sui redditi alle imposte sostitutive all’IRAP e all’IVA”.
Oltre al pagamento delle sanzioni, che può essere ridotto a 25 euro nel caso di presentazione di dichiarazione tardiva entro il 29 gennaio 2025, dovrà inoltre essere presentato il modello Redditi 2024.
Inoltre devono essere pagate le eventuali imposte emerse dalla dichiarazione e i relativi interessi legali. Nel caso in cui alla mancata presentazione della dichiarazione dei redditi si aggiunga l’omesso o insufficiente versamento del saldo e degli acconti dovuti, dovranno essere pagate le relative sanzioni (ridotte grazie al ravvedimento operoso).
Quali regole si applicano se il contribuente non provvedere alla regolarizzazione entro 90 giorni? Superata la data del 29 gennaio la dichiarazione dei redditi si considera omessa.
La sanzione sale al 120 per cento delle imposte dovute, con un minimo di 250 euro. Se non si devono pagare imposte, l’importo della sanzione è compreso tra 250 e 1.000 euro.
Tale somma può aumentare fino al doppio nel caso in cui l’autore della violazione sia un soggetto obbligato alla tenuta delle scritture contabili.
Se il ritardo nella presentazione della dichiarazione è superiore a 90 giorni, e comunque entro i termini di decadenza per i controlli, la sanzione dovuta sarà pari al 75 per cento. Deve infatti essere calcolata con le regole previste dal 1° settembre. È prevista la riduzione della sanzione per omesso versamento dal 30 al 25 per cento, che deve però essere triplicata.
Tali regole si applicano a patto che il contribuente non abbia avuto formale conoscenza di accessi, ispezioni, verifiche o dell’inizio di qualunque attività di accertamento amministrativo.