"È evidente che siano necessari per le imprese dirigenti e quadri capaci di traghettare le aziende nell’affrontare le sfide energetiche dei prossimi anni; per fortuna l’Italia si è dotata negli anni di figure e certificazioni in linea con questa sfida". Così Fire - Federazione Italiana per l'uso razionale dell'energia, in una nota.
Primo fra tutti "c’è proprio l’energy manager, che è la figura che si occupa di gestione dell’energia all’interno delle imprese e che negli ultimi trent’anni ha raccolto le sfide legate alla transizione energetica". "L’energy manager va nominato per legge entro il 30 aprile di ogni anno - spiega Fire - Lo devono avere nel proprio organico i soggetti (persone giuridiche, come imprese, enti locali, consorzi, etc.) che presentano consumi annui superiori alle soglie indicate dalla legge 10/1991 (10.000 tep/anno per il settore industriale - settori Ateco B, C, D, E, F; e 1.000 tep/anno per gli altri settori)".
"Notizia di questi giorni è che nel ddl sulle deleghe europee è presente la proposta di correttivo FdI (6.0.6) che suggerisce di 'portare a 1.000 tep/a la soglia di nomina di tale tecnico per tutte le imprese, abbassando così quella prevista per i soggetti che operano nel settore industriale (oggi a 10.000 tep/a), che viene livellata alla soglia già prevista per le aziende del terziario e pubbliche (a 1.000 tep/a)'. Auspichiamo che possa andare in porto - osserva Fire - rappresentando un passo avanti nel supportare le industrie nelle attività di risparmio energetico e realizzazione di impianti di generazione rinnovabile, nell’ottica della competitività e della sicurezza energetica".
Per ciò che riguarda le certificazioni, "dal 2009 è disponibile la norma Uni Cei 11339 sull’esperto in gestione dell’energia (Ege). La norma è stata aggiornata nel 2023 proprio per assicurare che gli energy manager e gli altri manager e professionisti certificati siano in grado di accompagnare al meglio le imprese in questa fase di transizione energetica. Questo ovviamente non toglie che possa esserci lo spazio per altre certificazioni legate ai manager della transizione energetica, ma occorre tenere presente quanto già abbiamo disponibile per evitare sovrapposizioni, confusione e costi aggiuntivi per le imprese e i professionisti". C’è inoltre "l’esigenza sia di estendere il numero degli energy manager e di altri manager dotati delle competenze di base sulle tematiche energetiche, anche nelle Pmi, sia di formare quanti intendano operare in questo ambito. Vale infatti la pena di evidenziare che non tutti possono certificarsi Ege, o per la mancanza di esperienza, o per la saltuarietà nella realizzazione di alcune delle attività obbligatorie, o per lo scarso interesse dell’impresa ad affrontare i costi della certificazione e dei rinnovi, o ancora perché interessati solo a una competenza di base sui temi coperti dalla norma Uni Cei 11339".
“La trasformazione che stiamo vivendo, fondata sui pilastri della sostenibilità e di un’economia più giusta e inclusiva, richiede evidentemente un’azione coordinata fra le varie funzioni aziendali. In sostanza servono specialisti per le attività legate alle varie dimensioni della sostenibilità che siano coordinati dall’alta direzione, per garantire un’evoluzione sostenibile, decarbonizzata e digitalizzata del core business. I manager tuttologi, invocati da alcuni in passato, risulterebbero del tutto inefficaci, a meno che non si voglia ridurre tutto a chiacchiere e green washing. Così come i manager specializzati, se non inseriti in una strategia aziendale volta a integrare le tematiche da loro seguite con il core business, e se non messi nella condizione di coinvolgere efficacemente le altre aree dell’impresa, finiscono per rimanere ai margini delle attività e per dare un contributo ridotto alle loro organizzazioni, come l’esperienza insegna”, afferma Dario Di Santo, direttore Fire.
Per la Federazione, "abbiamo a disposizione numerose soluzioni per affrontare in modo conveniente il tema della riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 nelle imprese. Abbiamo inoltre a disposizione i manager, gli esperti e i professionisti necessari, per quanto in misura non sufficiente. Si tratta di investire nella formazione e qualificazione di quelli mancanti nell’interesse delle famiglie, delle imprese e del Paese".