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Per 10 milioni di famiglie è impossibile comprare casa in Italia

A lanciare l'allarme accessibilità è l'Ance

Chiavi di casa -
Chiavi di casa - 123Rf
28 gennaio 2025 | 12.31
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Per 10 milioni di famiglie con un reddito fino a 24mila euro è impossibile comprare una casa nelle grandi città. A lanciare questo 'allarme accessibilità' è l'osservatorio congiunturale dell'Ance, associazione nazionale dei Costruttori Edili. Per pagare il mutuo - segnala infatti l'analisi - si arriva a spendere la metà del proprio reddito. Per i meno abbienti anche oltre i due terzi. Il podio delle città meno accessibili conta Milano in testa, seguita da Roma e, a ruota, Firenze. Lascia.

Anche l'affitto, nelle grandi città, è fuori dalla portata delle famiglie e delle categorie più fragili: secondo Ance costa quasi la metà del proprio reddito, per i meno abbienti anche oltre. Anche qui, Milano, Roma e Firenze si confermano i capoluoghi più cari.

"Ormai è chiaro a tutti che questo problema sociale ha implicazioni profonde e determina evidenti difficoltà allo sviluppo delle persone e delle famiglie a una vita serena finalizzata a progetti di crescita", commenta la presidente di Ance, Federica Brancaccio, nel suo intervento. E non solo. "Le difficoltà di accesso alla casa rappresentano anche un vincolo alla mobilità della forza lavoro e di altre categorie fragili (come gli studenti), e incide negativamente sulle potenzialità di sviluppo dell'intera economia", insiste la presidente.

Per questo, ricorda, Ance e Confindustria hanno presentato un documento di proposte basate su tre pilastri: semplificazione delle norme urbanistiche in vigore, incentivi fiscali alle imprese che sostengono parte dei costi di affitto dei dipendenti. E infine, lo sviluppo di strumenti finanziari che consentano, attraverso la minimizzazione dei rischi d'investimento, la canalizzazione del risparmio istituzionale e quello di prossimità della popolazione residente verso progetti di sviluppo immobiliare con funzioni di pubblica utilità.

Rischio crisi costruzioni dal 2028

Anche lancia anche un allarme costruzioni legalo alla fine del Pnrr. L'osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni presentato oggi dall'Ance apre scenari incerti che, senza un intervento mirato rischiano di trascinare il settore delle costruzioni nella stessa crisi profonda del 2011. Non subito, certo: il Piano termina nel 2026, trascinando il proprio effetto positivo anche l'anno successivo. Poi però "a partire dal 2028 si apre un periodo di grande incertezza per il settore delle costruzioni".

Le stime di Ance, infatti, indicano che "il Pnrr, negli anni di massima realizzazione, peserà circa il 30% dell'intero comparto delle opere pubbliche". Secondo i tecnici dell'Osservatorio, si tratta di investimenti di circa 30 miliardi, che verranno meno al termine del piano, con la conseguenza che "se non saranno adottate misure adeguate, il mercato rischia di tornare ai livelli del 2011, nel pieno nella crisi delle costruzioni".

Oltre a un "ridimensionamento significativo del comparto che vedrebbe annullato l'effetto del Pnrr, c'è il rischio - avverte peraltro l'associazione - che si interrompa quel processo di ammodernamento sostenibile del paese che il piano europeo ha avviato ma non completato".

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