Relazione annuale della Direzione centrale per i Servizi Antidroga: è un record storico
Dopo il calo del periodo della pandemia covid, nel 2021 si è registrato un’impennata nei sequestri di droga in Italia: dalle 59 tonnellate rinvenute nel 2020, si è saliti alle 91 tonnellate del 2021, con un incremento percentuale del 54,04%. E’ quanto emerge dalla Relazione Annuale 2022 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Un dato che, si legge, “per effetto di una sensibile crescita dei sequestri di cocaina e dei derivati della cannabis, rappresenta il quarto più alto risultato dal 2000 a oggi. Se si escludono le annualità 2014, 2017 e 2018, segnate da particolari e contingenti elementi di caratterizzazione, negli ultimi 40 anni non era mai stato raggiunto un risultato così consistente. Per tutte le principali sostanze stupefacenti si osservano, rispetto all'anno precedente, aumenti percentuali largamente positivi; in termini assoluti, si tratta di circa 32 tonnellate di stupefacente in più rispetto al 2020, che riportano il dato complessivo dei sequestri oltre la soglia della media decennale (circa 88 tonnellate), invertendo una tendenza negativa che proseguiva dal 2019”.
I dati sul contrasto al narcotraffico, in generale, “continua a risentire, per taluni aspetti, della crisi pandemica – si sottolinea nella Relazione - decrescono, rispetto all’anno precedente, le operazioni antidroga (-6,53%) e le denunce all’Autorità Giudiziaria (-4,70%), anche se gli scostamenti si fanno meno significativi rispetto all'anno precedente. Per le operazioni antidroga, sono 21.318 quelle effettuate nel 2021. Il dato è sostanzialmente in linea con il valore medio degli ultimi dieci anni (22.967 per anno), mentre per il numero delle denunce, in tutto 30.083, pur essendo il più basso nell’ultimi sei anni, è solo lievemente al di sotto della soglia media nella serie decennale (32.973 per anno)”.
Cannabis si conferma stupefacente più sequestrato in Italia
La cannabis si conferma, anche nel 2021, lo stupefacente più sequestrato nel nostro Paese, rappresentando, da sola, oltre due terzi (67,7 tonnellate) di tutta la droga individuata (91 tonnellate) dalle Forze di Polizia. Un dato che dimostra il livello costantemente elevato della domanda in Italia.
Traffici e ‘domanda’ tornati a livelli pre-Covid, cresce spaccio online
Con la fine dell’emergenza legata alla pandemia, i traffici di stupefacenti sono ormai tornati ai volumi di affari degli anni passati e, parallelamente, con il ritorno a una vita sociale senza più restrizioni, anche la ‘domanda’ di droga fra i consumatori è tornata ai livelli pre-Covid.
“Il 2021 ha continuato ad essere influenzato dagli effetti della pandemia da Covid-19, che ha avuto un forte impatto sul modo di vivere dei cittadini, per le implicazioni sul sistema della salute pubblica e per le restrizioni adottate dall’Autorità Sanitaria”. Le organizzazioni criminali però, si sottolinea, hanno individuato strumenti e meccanismi di compensazione, riuscendo a riattivare pienamente, già nel corso del 2020, i propri traffici illeciti, attraverso vari accorgimenti e correttivi, ed a riversare sui mercati di consumo quantità di stupefacenti equiparabili ai periodi precedenti alla pandemia”. In particolare, “il network criminale, dimostrando una straordinaria resilienza, ha saputo adattare i propri assetti logistici e organizzativi alle nuove dinamiche economiche e sociali determinate dalla crisi; il 2021, infatti, ha fatto registrare una forte e crescente ripresa delle importazioni di stupefacente nei luoghi di stoccaggio e, soprattutto, verso i Paesi di destinazione finale”.
In 2021 triplicati sequestri di ‘droga dello stupro’
Fra le droghe sintetiche in Italia si registra un boom per i sequestri della cosiddetta ‘droga dello stupro’ che sono triplicati rispetto al 2020. “È in aumento il bilancio dei sequestri di sostanze liquide rispetto a quelli riguardanti le quantità in dose o polvere – si legge nel rapporto - ammontano a circa 90 litri i sequestri di Gbl e ad oltre 5 litri quelli di Ghb, due potenti sedativi dissociativi, tristemente noti per il loro impiego come ‘rape drugs’. Si tratta di sostanze conosciute da tempo, ma che, nel 2021, sono tornate alla ribalta della cronaca per la scoperta di un vasto fenomeno di spaccio perpetrato attraverso siti di vendita on line, che ha portato a triplicare i sequestri rispetto all'anno precedente” grazie alle operazioni di polizia, condotte ricorrendo all'impiego di consegne controllate e ad operazioni sotto copertura.
A preoccupare è una nuova forma di “imprenditoria delinquenziale ‘fai da te’, che permette di avviare redditizie attività di spaccio, utilizzando le potenzialità offerte dal web grazie alla facilità di accesso e di ‘anonimato’. Le droghe sintetiche, inoltre, sono molto potenti, ne bastano minime quantità per confezionare centinaia di dosi; basta un semplice ‘clic’ per creare una piazza di spaccio digitale. Si possono effettuare ordini telematici e ricevere a casa lo stupefacente, tramite spedizioni postali” si sottolinea nella Relazione.
Un cenno particolare è riservato quest'anno ai social network. “Molti degli applicativi di messaggistica istantanea, permettendo comunicazioni anonime, addirittura criptate e ad eliminazione automatica, sono diventati strumenti molto diffusi nell'attività di spaccio – si spiega - e affiancano, nell'open web, le transazioni di stupefacente, che si svolgono, grazie all'utilizzo di particolari software di ‘anonimizzazione’ e di delocalizzazione, nel deep web e nel dark web”.
'Ndrangheta rafforza ruolo egemone nel narcotraffico
“Nel traffico degli stupefacenti si rafforza il ruolo egemone della ‘ndrangheta calabrese, che continua a rappresentare una delle più potenti e pericolose organizzazioni criminali al mondo. È certamente l’organizzazione mafiosa italiana caratterizzata dalla maggiore espansività, sia su scala nazionale che internazionale, e sicuramente la più influente nel traffico della cocaina proveniente dal Sud America e dalle principali aree di stoccaggio temporaneo in Europa”.
La ‘ndrangheta, “grazie alla presenza di propri esponenti e broker operativi, stabilitisi nei luoghi di produzione e nelle aree di stoccaggio temporaneo delle droghe, non solo sul territorio nazionale, ma anche a livello europeo, continua a rivestire un ruolo primario nella gestione del traffico mondiale delle sostanze stupefacenti, un vero e proprio player in grado di delocalizzare le proprie illecite attività a livello mondiale – si sottolinea nella relazione - La disponibilità di ingenti capitali di provenienza illecita ed una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico le hanno permesso, nel tempo, di consolidare un ruolo rilevante nel narcotraffico internazionale, a cui altre reti criminali fanno riferimento per l’approvvigionamento dello stupefacente da destinare ai mercati di consumo”. Fra le altre ‘mafie’, ‘cosa nostra’ sta recuperando terreno nel narcotraffico, sebbene rimanga “in una posizione di subalternità ad altre organizzazioni di tipo mafioso, calabresi e campane”.
Nella relazione di quest’anno, compare anche la criminalità dell’ambito laziale, del contesto romano e delle altre province: si tratta di “sodalizi ben strutturati, spesso su base familiare, che, da tempo, rivestono un ruolo di spicco nella gestione del traffico degli stupefacenti. A queste realtà criminali si affiancano, nella Capitale, proiezioni delle mafie storiche siciliane, calabresi e campane, nonché di quelle straniere, attratte dalla possibilità di reinvestire i capitali accumulati attraverso i propri illeciti traffici, che operano con una strategia ‘silente’, nell’intento di mimetizzarsi e rendere più difficoltosa l’azione di contrasto delle Forze di Polizia” si legge nella relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.