"Dante politico e esiliato, Dante immigrato che fustiga i potenti, teologo, profugo, padre della lingua italiana... Basta strumentalizzazioni. Riscopriamo Dante e la sua spiritualità, l'amore per Roma e la romanità, l'adesione al cenacolo esoterico dei 'Fedeli d'Amore', con i suoi codici criptati, con i suoi linguaggi simbolici, di cui facevano parte anche Petrarca e Boccaccio". Così all'Adnkronos il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, nipote del Premio Nobel per la Fisica, discendente dai Serego Alighieri, parla del suo illustre antenato, Dante Alighieri.
"C'è una ubriacatura, in questi giorni, di incontri e dibattiti su Dante - spiega ancora il principe Giovanelli - Mi sembra un poeta e un autore abusato. Il mio approccio, cuore di un convegno che si terrà a maggio a Roma nella sede dell'Unimeier, università in cui dirigo il Dipartimento di Scienze Umanistiche, è quello di riscoprirne la sua carica emotiva e spirituale, il suo amore per la città eterna, non quella dei Papi e dei Pontefici, ma quella pre-cristiana, dove il mio antenato venne ospitato, segretamente, dalle nobili famiglie dei Savelli e degli Aldobrandeschi. Si racconta - conclude Guglielmo Giovanelli Marconi - che avesse una passione particolare per la locanda dell'Orso nel cuore della Roma antica".