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L'interno del rotolo di Ercolano visto per la prima volta dal 79 d.C

Grazie al progetto della Biblioteca Bodleiana dell'Università di Oxford e della Vesuvius Challenge

(Biblioteca Bodleiana dell'Università di Oxford Vesuvius Challenge)
(Biblioteca Bodleiana dell'Università di Oxford Vesuvius Challenge)
06 febbraio 2025 | 12.17
LETTURA: 3 minuti

Straordinaria svolta nel tentativo di decifrare il testo conservato sui rotoli di papiro provenienti dall'antico sito di Ercolano, sepolto dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. La Biblioteca Bodleiana dell'Università di Oxford e il Vesuvius Challenge hanno annunciato che un team di ricercatori è riuscito a generare la prima immagine dell'interno del rotolo PHerc. 172, uno dei tre rotoli di Ercolano conservati presso la Biblioteca Bodleiana, segnando un significativo passo avanti nella capacità di recuperare testi dal mondo classico greco-latino.

L'immagine del rotolo virtualmente srotolato mostra una parte considerevole del papiro e alcune colonne di testo, con circa le ultime 26 righe di ogni colonna. Mentre gli studiosi dell'Università di Oxford stanno cercando di interpretare il testo, la Vesuvius Challenge invita altri studiosi a farsi avanti e a unirsi allo sforzo collettivo per decifrarne completamente il contenuto.

Una delle prime parole ad essere tradotte dal greco antico è "disgusto" e che compare due volte in alcune colonne di testo. Da quando la pergamena è stata scansionata alla Diamond Light Source di Harwell nel luglio 2024, presso la struttura scientifica nazionale di sincrotrone del Regno Unito, il team della Vesuvius Challenge ha lavorato con l'intelligenza artificiale per mettere insieme le immagini e migliorare la chiarezza del testo. I ricercatori stanno perfezionando ulteriormente l'immagine utilizzando un nuovo approccio di segmentazione nella speranza di migliorare la coerenza e la chiarezza delle linee di testo attualmente visibili e forse di raggiungere la fine del papiro, la parte più interna del rotolo carbonizzato, dove potrebbe essere conservato il colophon con il titolo dell'opera.

Il rotolo di Oxford, donato all'inizio del XIX secolo da Ferdinando IV, re di Napoli e di Sicilia, è unico tra i materiali di Ercolano per la composizione chimica del suo inchiostro, che appare più chiaramente nelle scansioni a raggi X. I ricercatori ritengono che l'inchiostro possa contenere un contaminante più denso come il piombo, ma saranno necessari ulteriori test per identificare l'esatta ricetta che ha reso l'inchiostro molto più leggibile rispetto ad altre pergamene che hanno fatto parte della Vesuvius Challenge.

L'apprendimento automatico utilizzato per questo progetto si concentra esclusivamente sul rilevamento della presenza di inchiostro, poiché i modelli non hanno alcuna comprensione del linguaggio e non possono riconoscere i caratteri. Di conseguenza, la fase successiva - la trascrizione e la traduzione del testo - è affidata all'esperienza degli studiosi e non all'intelligenza artificiale.

Richard Ovenden, funzionario della Biblioteca Bodleiana, ha dichiarato: "È un momento storico incredibile in cui bibliotecari, informatici e studiosi del periodo classico collaborano per vedere l'inedito. I sorprendenti passi avanti fatti con l'imaging e l'intelligenza artificiale ci permettono di guardare all'interno di rotoli che non sono stati letti per quasi 2.000 anni. Questo progetto è un esempio perfetto di come le biblioteche, le discipline umanistiche e l'informatica integrino le rispettive competenze per comprendere il nostro passato comune".

La Vesuvius Challenge, l'iniziativa globale lanciata nel 2023 per scoprire il contenuto dei rotoli di Ercolano senza alcun intervento fisico sui rotoli stessi, continua a incoraggiare i contributi dei ricercatori di tutto il mondo.

Brent Seales, cofondatore di Vesuvius Challenge e ricercatore principale di EduceLab, ha dichiarato: "Siamo entusiasti del successo dell'imaging di questa pergamena della Biblioteca Bodleiana e siamo grati ai nostri partner per il loro sostegno e la loro collaborazione. Questa pergamena contiene una quantità di testo recuperabile superiore a quella mai vista in una pergamena di Ercolano sottoposta a scansione. Nonostante questi risultati entusiasmanti, resta ancora molto lavoro da fare per migliorare i nostri metodi software in modo da poter leggere la totalità di questa e delle altre pergamene di Ercolano".

(di Paolo Martini)

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