A che serve la conquista dello spazio? È una delle domande che si pone il sesto volume di Prometheica (126 pp.; 12,00€), rassegna di studi sul sovrumanismo, la tecnica e l’identità europea edita da Altaforte. Alla conquista dello spazio in particolare è dedicato l’intervento – uscito inizialmente sul sito di Rage – di Peter Columns, voce importante del vivace mondo prometeico francese. L’autore transalpino ci ricorda che "non basta dire 'esplorazione spaziale': bisogna anche dare il giusto supporto ideologico all’avventura interplanetaria". Quello che dobbiamo immaginare è una sorta di ver sacrum stellare: "la fondazione nell’altrove più remoto di una civiltà che ci riporti alle nostre origini ancestrali". Ad aprire il volume il saggio di Carlomanno Adinolfi sulla venneriana "metafisica dell’illimitato". Davvero ci sono limiti che non dobbiamo superare? Che senso ha il monito classico a non peccare di hybris? Adinolfi dimostra che l’antichità greco-romana non era certamente abitata da timorosi fan del principio di precauzione.
Un altro testo importante è "Nietzsche e il mito europeo", scritto da uno dei numi tutelari di Prometheica: Giorgio Locchi. Si tratta di un articolo che compare per la prima volta in italiano e che, anche nella sua versione francese, è passato sul cielo del mondo non conforme come una meteora, tanto da essere stato escluso da tutte le recenti raccolte locchiane. Il testo uscì originariamente su Engadine n. 13, organo della Société Nietzsche, nell’autunno del 1972, e costituiva in realtà il testo del discorso pronunciato da Locchi al seminario del Grece su "Nietzsche et notre temps".
In questo numero si presenta anche il pirotecnico, ancorché controverso, Manifesto del tecno-ottimismo, scritto da uno dei magnati più in vista della Silicon Valley, Marc Andreessen. Nel suo commento, Adriano Scianca sviscererà le potenzialità, ma anche le contraddizioni di questo testo accelerazionista e visionario. Sempre di accelerazionismo, nella sua versione identitaria ed eretica, torna a parlare anche Francesco Boco, mentre Enrico Petrucci svolge un’ampia e dettaglia illustrazione del pensiero della influente scrittrice e filosofa americana Ayn Rand.