L'esoscheletro di Iit e Inail, presentato oggi a Milano, si adatta alle necessità dei pazienti con capacità motoria ridotta o assente
Pesa circa 20 chilogrammi, ha 4 motori, è smontabile e si trasporta in un borsone. Il suo nome è Twin ed è un robot indossabile, un esoscheletro per arti inferiori in grado di trasferire a persone con capacità motoria ridotta o assente, come in caso di lesioni complete del midollo, l'energia che permette loro di alzarsi, mantenere la posizione eretta, camminare con l'ausilio di stampelle o deambulatori, dal momento che l'esoscheletro non è auto-bilanciante, e sedersi. Permette di avanzare a una velocità di un paio di km orari e per indossarlo ci vogliono circa 3 minuti e mezzo; per svestirlo anche meno, un minuto e mezzo. Il dispositivo, sviluppato per essere personalizzabile, in grado di adattarsi alle esigenze del singolo utente, è stato progettato a partire dai risultati dei test clinici con i pazienti e mira al reinserimento del lavoratore gravemente infortunato in contesti sociali e di lavoro, spiegano i promotori.
A realizzarlo Rehab Technologies Iit - Inail, il laboratorio congiunto tra Istituto italiano di tecnologia e Centro protesi Inail di Budrio (Bologna). La sperimentazione clinica, oltre che al Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio, si è svolta presso il Montecatone Rehabilitation Institute di Imola (Bologna) e a Villa Beretta di Costa Masnaga (Lecco). Tempi per il suo debutto nel mondo reale? Si prevede che Twin, una volta ottenuta la marcatura Ce, passaggio che avverrà in partnership con un soggetto industriale, e in seguito alla fase di industrializzazione, possa essere a disposizione dei pazienti nel corso di pochi anni. L'esoscheletro è stato presentato oggi a Milano al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo Da Vinci, alla presenza fra gli altri della senatrice Giusy Versace. E due pazienti, Alex Santucci e Davide Costi, ne hanno dimostrato il funzionamento nella pratica.
L'esoscheletro motorizzato è una struttura esterna in grado di potenziare le capacità fisiche di chi lo indossa con importanti applicazioni in ambito medico e nelle terapie riabilitative. Twin può essere indossato quotidianamente per alcune ore, poiché assumere la posizione eretta porta grandi benefici a livello muscoloscheletrico, circolatorio, psicologico e di funzionalità dell'apparato digerente dei pazienti che utilizzano la carrozzina, e può essere utilizzato nelle cliniche riabilitative durante le sessioni di fisioterapia. Una volta immesso sul mercato potrà essere utilizzato dai pazienti che ne necessitano. Twin è controllato dall'operatore mediante specifica applicazione Android installata sul tablet fornito in dotazione: in particolare, l'interfaccia grafica consente di comandare l'esoscheletro nell'esecuzione delle attività, di impostare i parametri cinematici del movimento e di scegliere tra differenti modalità di esecuzione del passo. La batteria ha un'autonomia di circa 4 ore e necessita di un'ora per ricaricarsi. E gli esperti hanno curato nel dettaglio anche l'estetica e il design.
I motori attivano i giunti di ginocchio e anca imponendo agli arti del paziente un pattern di movimento completamente configurabile dal personale clinico in termini di lunghezza e tipologia del passo e di velocità di cammino. L'attuale modello di Twin è già la versione '2.0', e - spiegano gli esperti - offre una migliore performance rispetto a quello precedente a fronte di maggior potenza del motore, minor peso (la versione prima pesava circa 3 kg in più) e maggior attenzione a software e struttura, che lo rende più adattabile alle caratteristiche di chi lo indossa. La strada percorsa da Twin è molto lunga, affonda le sue radici in un'idea balenata nel 2010 quando si affacciava 'alla vita' uno dei primi esoscheletri, ReWalk, progetto israeliano.
"Poi ci siamo detti: perché l'esoscheletro non ce lo facciamo da noi un dispositivo innovativo tutto italiano?", racconta Emanuele Gruppioni, direttore tecnico Area ricerca Centro protesi Inail. L'investimento che Inail ha messo in questo progetto è significativo: "Circa 9 milioni di euro - riporta Gruppioni - ma oltre alle risorse il nostro è un investimento anche in termini di supporto tecnico clinico a progetti di ricerca, c'è una grossa parte che è anche fatta di pubblicazioni scientifiche. Non si tratta solo di trasferimento tecnologico, ma anche di un primo trasferimento sul fronte della ricerca". E dal prototipo Beta, "che abbiamo chiamato Eugenio", spiegano Gruppioni e Matteo Laffranchi, coordinatore Rehab Technologies Lab Inail-Iit, ne sono passati di anni e migliorie. Fino a oggi.
Al fianco dei ricercatori i pazienti, che con il loro impegno, i suggerimenti e le condivisioni hanno guidato i tecnici. Oggi la struttura di Twin ha tante caratteristiche innovative. E' regolabile in base alle caratteristiche fisiche del paziente mediante link telescopici posti al livello del femore e della tibia; caviglie e supporto del piede sono disponibili in diverse taglie per adattarsi all'ergonomia di chi lo usa, sia donna o uomo, giovane o adulto.
Twin prevede tre modalità di funzionamento: 'Cammina' pensata per pazienti con funzione motoria assente; 'Retrain' per pazienti con compromissione parziale della funzione motoria degli arti inferiori, con difficoltà in alcune fasi del passo; 'TwinCare' pensata per pazienti in cui una gamba è sana e riesce a muoversi autonomamente, mentre l'altra necessita di un aiuto, più o meno marcato. "A distanza di anni, siamo riusciti ad ampliare l'utilizzo a persone con diverse tipologie di disabilità motoria, come ad esempio soggetti con capacità motoria residua - sottolinea Laffranchi - Abbiamo introdotto funzionalità e tecnologie pensate per l'utilizzo clinico. E oggi possiamo anche misurare lo stato del paziente e il progresso della terapia".