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Torna all'Aquila il Gonfalone Civico

Raffigura i Santi protettori della Città, opera cinquecentesca di Giovanni Paolo Cardone

Torna all'Aquila il Gonfalone Civico
31 gennaio 2025 | 16.17
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A 16 anni dal sisma che nel 2009 colpì L'Aquila e l'Abruzzo, il monumentale Gonfalone raffigurante i Santi protettori della Città, opera cinquecentesca di Giovanni Paolo Cardone, oggi patrimonio del Munda - Museo Nazionale d'Abruzzo dell'Aquila, torna a casa dopo essere stato oggetto di un complesso intervento di restauro eseguito dai tecnici del fiorentino Opificio delle Pietre Dure. A finanziare l'intervento è stata l'Associazione Bancaria Italiana - Abi e le banche del Gruppo di lavoro Relazioni culturali dell'Associazione, nell'ottica del contributo alla cultura che il mondo bancario porta avanti anche con il progetto "E' cultura!".

Alla presentazione fiorentina dell'opera restaurata, voluta prima del suo ritorno all'Aquila, erano presenti Emanuela Daffra, soprintendente dell'Opificio, Federica Zalabra, direttrice del Munda - Museo Nazionale d'Abruzzo dell'Aquila, e Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione Bancaria Italiana.

Opera dai molteplici significati civili e religiosi, il grandioso Gonfalone, in seta rossa dipinta a olio, venne realizzato fra il 1578 e il 1579 per rimpiazzare un precedente esemplare donato dalla città dell'Aquila alla Basilica di San Pietro a Roma in occasione del Giubileo del 1575. Della prestigiosa commissione fu incaricato il pittore aquilano Giovan Paolo Cardone, una delle personalità artistiche più rilevanti del tardo manierismo abruzzese.

L'artista, in ossequio alle precise indicazioni delle Magistrature cittadine intorno ad una fedele rappresentazione prospettica della città, rappresentò la Vergine prostrata davanti al Cristo e i Santi Massimo, Pietro Celestino, Bernardino ed Equizio, protettori dell'Aquila. Speculare rispetto alla figura della Vergine Maria è un angelo con un'ampolla per il crisma, affiancato dalla colonna della flagellazione. Ai piedi di Cristo, due angioletti sostengono una pisside, chiaro riferimento all’ostia consacrata. Tutto il fondo rosso appare disseminato di piccole fiammelle d'oro, allusive allo Spirito Santo, che cadono con ritmo ordinato sulla città. Racchiude la scena centrale una ricca cornice a fregi dorati, interrotta in corrispondenza dei lati maggiori da medaglioni con l’aquila nera dello stemma civico e di quelli minori dal trigramma bernardiniano entro un sole sfavillante di raggi. Completano l'opera, in basso, cinque pendenti o 'drappelle' di forma rettangolare in cui si alternano Sant'Antonio da Padova, San Francesco d'Assisi, San Giovanni da Capestrano e Santi vescovi.

L'opera colpisce, oltre che per la qualità artistica, per le dimensioni: circa 15 mq (460x323 cm). Per secoli è stata conservata nella Basilica di San Bernardino e sino al 1815, il 10 agosto, era portata in processione lungo le vie dell'Aquila per implorare "la serenità dell'aria". Dalla Basilica passò poi al Castello Cinquecentesco ed è qui che a colpirla fu il sisma del 2009. Recuperata, venne accolta dal Museo Paludi di Celano fino al 2013 quando, grazie al finanziamento garantito dall'Abi, venne affidato all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze per esservi sottoposta a restauro, concluso nel 2015.

"L'Associazione Bancaria Italiana - ha detto il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli - è orgogliosa di aver contribuito al restauro del Gonfalone dell'Aquila. Questo importante progetto testimonia la forza della collaborazione per la salvaguardia e la tutela della nostra eredità artistica, storica e culturale. Il restauro, sostenuto dalle banche e curato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, rappresenta un esempio di eccellenza italiana nella tutela dei beni culturali".

Per prima cosa il Gonfalone è stato attentamente ripulito dai materiali che il tempo e il terremoto avevano depositato sulla sua fragile superficie, per procedere poi alla documentazione, studio e mappatura nei dettagli. Come prima fase è stata approntata la pulitura, mentre la seconda fase dell’intervento si è prefissa il consolidamento e la riadesione dei sollevamenti tessili. L'operazione, complessa e articolata, è stata preceduta da una serie di test preliminari che hanno visto l’utilizzo di nuovi materiali adesivi, testati con prove di resistenza a trazione. Infine, la fodera esistente è stata rimossa dalla cucitura del Gonfalone per non causare ulteriori aggravi alla struttura originaria.

Emanuela Daffra, soprintendente dell'Opificio delle Pietre Dure, ha dichiarato: "L'Opificio delle Pietre Dure da anni opera in prima linea per le opere danneggiate da catastrofi naturali con l'obiettivo di preservarle, restaurarle e restituirle alle comunità di appartenenza. In questi casi le difficoltà sono molteplici: di intervento, certo, ma anche di ritorno in contesti feriti e cambiati. L'azione concorde e sinergica tra attori diversi, che mette in dialogo competenze di restauro, di valorizzazione del patrimonio museale e sostegno privato è una delle chiavi per superare queste difficoltà. La vicenda del monumentale e fragile Gonfalone dell'Aquila ne è un esempio perfetto".

Federica Zalabra, direttrice del Munda - Museo Nazionale d'Abruzzo dell'Aquila, ha detto: "In vista della prossima apertura del Museo Nazionale d’Abruzzo al Castello Cinquecentesco abbiamo voluto riportare a casa il Gonfalone. Non potremo esporlo come abbiamo progettato perché ancora non ci hanno riconsegnato l’ala dove lo mostreremo permanentemente, ma allestiremo una sala temporanea dove piccoli gruppi di visitatori potranno ammirare l’opera, anche con nuove soluzioni tecnologiche, e riappropriarsi finalmente di una tessera del nostro patrimonio, anche in vista di L’Aquila Capitale della Cultura".

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