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Superbatteri resistenti ad antibiotici, arriva il virus killer

Anche gli scienziati italiani stanno lavorando su questo fronte di ricerca

Laboratorio analisi (Fotogramma)
Laboratorio analisi (Fotogramma)
12 settembre 2024 | 13.43
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Nella lotta senza quartiere contro quella che è stata definita una pandemia silenziosa si cercano nuovi alleati. Il nemico: superbatteri resistenti agli antibiotici. Missione: colpirli con strategie alternative e vincere la loro resistenza. Anche gli scienziati italiani stanno lavorando su questo fronte di ricerca. E studiano gli effetti che si potrebbero ottenere schierando in campo un virus 'killer' di batteri, detto fago o batteriofago, per espugnare i superbug più temibili, quelli multiresistenti (Mdr). Per scatenarli verso l'obiettivo basta un ordine, e viene impartito letteralmente in un 'lampo'. A illustrare all'Adnkronos Salute uno degli avanzamenti che si stanno ottenendo nell'ambito del Partenariato esteso Mur-Pnrr 'Inf-Act' sulle malattie infettive emergenti è Stefania Stefani, professore ordinario di microbiologia clinica all'università di Catania e leader del nodo di ricerca 3 di Inf-Act, dedicato proprio all'antimicrobico resistenza.

Occasione per un bilancio sui risultati ottenuti un meeting organizzato a Pavia in cui si è fatto il punto sui primi 2 anni di attività del partenariato. Uno dei lavori si è concentrato appunto su questo "fago filamentoso" - nome in codice M13 - che per sua natura ha come nemici giurati esclusivamente i batteri, infettando solo loro, ed è stato ingegnerizzato dai ricercatori con l'aggiunta di sostanze fotosensibilizzanti in grado di generare stress ossidativo e portare alla morte dei batteri resistenti. Addestrato per uccidere, in altre parole. Questa strategia viene pensata per "un uso in terapia come adiuvante degli antibiotici - spiega Stefani -. Ci sono molte nazioni che hanno già una regolamentazione su questo, l'Europa ancora no".

L'ingegnerizzazione del fago permette "da una parte di avere un 'sensore' che è sensibile alla luce, dall'altra permette" al fago "di legare i microrganismi" che si vogliono attaccare. Il gruppo di ricerca che ha presentato questo avanzamento - primi autori dello studio scienziati dell'università di Bologna - è riuscito a mettere in condizione il fago M13 di colpire superbug multiresistenti, "come l'Acinetobacter baumannii o la Pseudomonas aeruginosa", non solo il suo 'bersaglio tipo' come l'Escherichia coli. Il fago viene attivato dalla luce, va a cercare alcune proteine specifiche del superbug resistente nel mirino, lo lega e con la fotoattivazione innesca un sistema che lo intossica e uccide.

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