La Cassazione ha deciso di annullare con rinvio la condanna all'ergastolo per l'infermiere reo confesso dell'uccisione di Lorena Quaranta
"E' estremamente grave - e diseducativo per l'autore - deresponsabilizzare qualcuno per la presenza di uno stress che, sebbene importante e universalmente condiviso, non autorizza alcuna forma di violenza". A dirlo all'Adnkronos Salute è Liliana Lorettu, presidente della Società italiana di psichiatria e psicopatologia forense (Sipf), affiliata alla Società italiana di psichiatria (Sip), in merito alla sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che ha deciso di annullare con rinvio la condanna all'ergastolo per l'infermiere calabrese Antonio De Pace, reo confesso dell'uccisione di Lorena Quaranta, ex fidanzata, adducendo come attenuante proprio lo stress da Covid.
La psichiatra rileva alcuni elementi negativi nella pronuncia. "Il primo - spiega - è la possibile pendenza scivolosa che tali sentenze possono avere nel portare ad una valutazione della imputabilità e della capacità di intendere e volere 'sganciate' da importanti elementi di psicopatologia e, per contro, ancorate ad elementi ambientali che non dovrebbero avere rilievo psichiatrico forense sulla imputabilità".
Il secondo, continua Lorettu, "è la mancanza di attenzione/sensibilità alla condizione della vittima. Durante la pandemia - osserva la psichiatra - le donne hanno pagato un prezzo molto alto in termini di violenza subita in ambito familiare e interpersonale. Ciò si è associato ad una difficoltà a chiedere aiuto e ad una difficoltà nel ricevere aiuto. Una tale sentenza sembra affermare che la violenza in tale periodo fosse una 'normalità' e quindi non sanzionabile".