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Omicidio Saman, difensore padre: "Shabbar non sa da chi è stata uccisa la figlia"

Nell’aula della corte di Assise del tribunale di Reggio Emilia l’udienza del processo per l’omicidio della 18enne

Una fase dell'udienza del processo per l'omicio di Saman Abbas - (Adnkronos)
Una fase dell'udienza del processo per l'omicio di Saman Abbas - (Adnkronos)
08 settembre 2023 | 10.12
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Shabbar Abbas "non sa da chi è stata uccisa la figlia e vuole saperlo". Così l'avvocato Simone Servillo, difensore del padre di Saman, la 18enne uccisa nel 2021 a Novellara. Nell’aula della corte di Assise del tribunale di Reggio Emilia si tiene l’udienza del processo per l’omicidio della giovane.

"Sebbene" Shabbar, estradato dal Pakistan e oggi davanti alla Corte, "sia stato dipinto come il mandante di questo vergognoso omicidio, è un uomo al quale hanno ammazzato la figlia e vuole giustizia", ha detto ancora Servillo aggiungendo: "A noi avvocati ha detto che quando ha avuto contatti con la famiglia di Saqib (il fidanzato della vittima, ndr) è stato per chiedere se il ragazzo, considerate le foto che erano uscite con la figlia, avesse intenzioni serie. La famiglia gli ha risposto che mai avrebbe sposato Saman - spiega - perché promesso a un’altra donna”. E aggiunge: "Lui, detenuto per l’omicidio della figlia, è molto concentrato, emotivamente molto provato dalla carcerazione ma soprattutto dal fatto che gli hanno ammazzato la figlia".

“Shabbar non si spiega come sia stata uccisa la figlia, non sa chi l’ha uccisa, non sa dove né quando, prende atto però di una circostanza di fatto inconfutabile: il corpo di sua figlia purtroppo è stato ritrovato in un casolare non distante dalla loro abitazione, e prende atto di quello che ha dichiarato il fratello, vale a dire che lui non solo sapeva dove si trovava il cadavere della povera Saman, ma sapeva anche chi aveva costruito il sepolcro e chi c’è l'aveva riposta. Sono circostanze indubbiamente oggettive rispetto alle quali chiunque si porrebbe dei dubbi. Ma ripeto, in questo momento, Shabbar Abbas non ha non solo certezze, ma neanche ipotesi e di questo poi parleremo nel corso di questo processo”, hanno detto ancora gli avvocati Enrico Della Capanna e Servillo.

“Shabbar non se n'è andato all'improvviso: ora sentiremo anche dei testimoni che riferiscono che il suo viaggio in Pakistan era programmato, quanto meno da alcuni giorni; il mio cliente, prima di acquistare i biglietti per il rientro nel suo Paese d’origine il 1° maggio si era recato alcuni giorni prima da questi signori che vendono i biglietti, che saranno poi sentiti al dibattimento nuovamente, chiedendo il preventivo”, ha sottolineato Della Capanna aggiungendo: “Se io vado oggi a chiedere un preventivo per partire il 15 ottobre o di settembre e poi vado a comprare i biglietti il 12 è una cosa un po' diversa che dire 'Io sono fuggito all'improvviso perché hanno ucciso mia figlia'”.

“Quello che ha in mano Shabbar Abbas quella notte è lo zaino di sua figlia o è altro? Io ho guardato in mille modi questi filmati ma, francamente, non riesco a raggiungere una certezza o un convincimento certo, quindi forse si imporrà anche una perizia su questo punto perché se lui non avesse in mano, come credo, lo zaino della figlia, anche questo segmento che l'accusa ha utilizzato come pietra che schiaccerebbe l'imputato alle sue responsabilità credo che ci imporrebbe una lettura diversa”, ha continuato Della Capanna riferendosi al filmato delle telecamere di video sorveglianza che riprenderebbero la 18enne uscire di casa con lo zainetto in spalla, seguita dai genitori, alle 00.09 del primo maggio e poi alle 00.22 il padre rientrare in casa solo, con lo stesso zainetto in mano.

Quanto al movente (sostenuto dall’accusa, il rifiuto da parte di Saman di acconsentire al matrimonio preparato, ndr) avrebbe un senso se noi accreditiamo l'ipotesi che si tratti di un omicidio premeditato, preparato, ma mi chiedo se questo omicidio fosse un gesto di impeto, conseguenza di una reazione, durante un diverbio, un litigio. Io mi sto chiedendo questo, poi dopo il processo si chiarirà qual è stato il movente e sarà una verità di cui prenderemo atto, oggi però questa verità secondo me non c'è”, ha affermato ancora l'avvocato.

PARLA IL LEGALE DEL FIDANZATO DI SAMAN

"Sono passati due anni e mezzo da quando Saman è stata uccisa il 30 aprile 2021. Un papà con la P maiuscola, come si definisce lui, così disperato, non sarebbe partito, oppure sarebbe tornato, i genitori avrebbero cercato la figlia. Nessuno ha fatto niente per due anni e mezzo. Oggi torna in Italia e per prima cosa si autoproclama depositario di una grande verità della quale poi ci renderà edotti". Lo dice all’Adnkronos l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale di Saqib Ayub, fidanzato di Saman.

"Due anni e mezzo dalla morte di una ragazzina di 18 anni ritrovata sotto due metri di terra dovrebbero far vergognare tutti e forse anche far tacere tante persone - continua - L’unico elemento certo è che lo zio Danish ha fatto ritrovare il corpo di Saman, poi tutto il resto è storia ma a meno che non si consideri il territorio di Novellara un grande cimitero a cielo aperto, indicare dove fosse Saman vuol dire sapere. Oltretutto a mezzanotte e mezza di quella notte Shabbar viene visto rientrare in casa con qualcosa in mano: tutti sappiamo che è lo zaino di Saman, ci dicono adesso di no. Quindi, a questo punto, era aperta la Coop a quell’ora e lui era andato a fare la spesa?".

"Strana ora tutta questa adesione emotiva del padre due anni e mezzo dopo", prosegue. "Non sapremo mai quando verrà celebrato il funerale di una ragazzina di 18 anni che ho visto personalmente sul lettino dell’ obitorio - incalza l’avvocato - Assurdo sentire uno che oggi si strappa le vesti come padre ma che, se si fosse preoccupato, sarebbe venuto a cercarla. E la madre dov’era? Sono passati due anni e mezzo dalla morte di Saman, oggi non appena messo il piede in Italia dice che ci racconta lui la verità. So soltanto che, raggiunto dal suo datore di lavoro, gli ha detto che sentiva la figlia tutti i giorni su Instagram mentre era già giorni che stava sotto due metri di terra. Il fratello di Saman venne lasciato completamente solo ancora minorenne in Italia dal padre e dalla madre, disinteressati della sorte di Saman. Vogliamo ancora chiamarli genitori?".

"Chiediamoci perché, in modo così tempestivo, Shabbar sia in Italia. Io non voglio dire nulla, ma sembra tutto così strano che prima che venga sentito il figlio e prima che venga sentito Saqib incredibilmente una settimana prima della data prefissata dell’audizione di ali Haider, arriva in Italia, perché? - afferma ancora -Il Pakistan non ha un accordo bilaterale con l’Italia. Non c'erano tempi e non c’era procedura - dice - ma solo su decisione del Pakistan". (dall'inviata Silvia Mancinelli)

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