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Omicidio Pamela, si torna in Cassazione. La mamma della 18enne: "E' troppo, nessun rispetto per vittime"

La difesa di Oseghale spera in una revoca dell'ergastolo e nella riduzione della pena

(Foto da Fb)
(Foto da Fb)
30 novembre 2024 | 18.08
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Dolore e rabbia di Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata) e i resti della quale furono ritrovati chiusi in due trolley il 30 gennaio 2018, alla notizia di una nuova udienza in Cassazione, il 16 gennaio, in seguito a un ricorso straordinario presentato dalla difesa di Innocent Oseghale, condannato in via definitiva, perché venga rimessa in discussione l'accusa di violenza sessuale e sia revocata quindi la pena dell'ergastolo. "Sto veramente male. A sei anni e dieci mesi (dalla morte di Pamela ndr) mi arriva questa nuova batosta, è troppo: non c'è rispetto per le vittime e per le famiglie delle vittime. Non è giusto", afferma all'Adnkronos Alessandra Verni.

"Io spero che rispettino il dolore, tutta la violenza che ha vissuto Pamela quel giorno. Spero che rispettino il dolore di noi familiari, che di riflesso siamo anche noi vittime - continua - Per quanto mi riguarda, io sto pagando anche con la salute questo dolore, mentre il papà di Pamela è morto lo scorso anno". La mamma di Pamela spera che il 16 gennaio la condanna all'ergastolo sia confermata: "Spero che i magistrati si mettano una mano sulla coscienza e rigettino tutto". Era il 23 gennaio dello scorso anno quando, dopo un appello bis, Oseghale fu condannato in via definitiva e Alessandra Verni pensava di essersi lasciata alle spalle l'iter giudiziario; qualche settimana dopo, ha dato vita a un'associazione di volontariato intitolata e in memoria della figlia.

"Ora è come tornare indietro", sottolinea la mamma di Pamela che da anni si batte anche per far riaprire le indagini, convinta fin dall'inizio che ci siano dei complici. Adesso Alessandra Verni proprio non si aspettava un ritorno davanti alla Corte di Cassazione: "E' la conferma che, dietro alla morte di Pamela, c'è qualcosa di più grosso", sostiene. "Noi, tante famiglie di vittime, siamo stanche - conclude - Parlano di carceri, di rieducazione, parlassero anche di t utela e di diritti delle vittime e delle loro famiglie, di certezza delle pene, dure e senza sconti per chi commette delitti efferati, omicidi volontari e violenza".

Dal canto suo, invece, la difesa di Oseghale spera in una riduzione della pena. "Ci auguriamo che la Corte di Cassazione prenda atto del nostro ricorso, annulli o revochi la sentenza, dunque revochi la condanna all'ergastolo", afferma all'Adnkronos l'avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, sostenendo che sia stato commesso un errore nella ricostruzione sancita dalla sentenza: "La Corte sostiene che Oseghale abbia ritardato la cessione della sostanza stupefacente affinché (Pamela ndr) entrasse in casa sua" e avessero un rapporto. "Ma in realtà non è stato Oseghale a dare la droga, lui ha fatto solo da tramite", sottolinea Matraxia ricordando che Oseghale ha sempre negato la violenza sessuale. "Si tratta di un ricorso straordinario e già il fatto che sia stata fissata l'udienza il 16 gennaio per noi è un risultato - conclude il legale - Ci aspettiamo che si prenda atto di questo errore e si vada a rivalutare, quindi, il reato di violenza sessuale che ha determinato l'ergastolo".

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