“Ad un anno dall’attentato di Hamas del 7 ottobre i confini della guerra in Medio Oriente si sono estesi e a farne le spese è un numero sempre crescente di vittime civili. Ribadiamo ancora una volta come siano necessari un cessate il fuoco su tutti i fronti del conflitto e la liberazione degli ostaggi. I dati delle vittime sono in costante aumento, questi numeri non sono solo cifre ma vite come le nostre che è nostro dovere morale difendere”: lo afferma Michele Vigne, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (Anvcg).
“Come vittime civili di guerra non possiamo che schierarci per la pace, ben conoscendo le sofferenze che la guerra causa, ne portiamo infatti il segno sul nostro corpo. La guerra a Gaza ha causato ad oggi oltre 41.600* morti e vogliamo sottolineare come, nella tragedia, a pagare il prezzo più alto siano sempre i più fragili”, prosegue Vigne.
“La situazione a Gaza è tragica, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 22.500 persone (il 25% del numero totale dei feriti) abbiano urgente bisogno di riabilitazione a lungo termine perché hanno subito amputazioni, lesioni permanenti o sono gravemente ustionati. Molti di questi sono bambini: nei primi tre mesi di conflitto, secondo l’Unicef, migliaia di bambini hanno perso una o entrambe le gambe e molti hanno subito operazioni di asportazione chirurgica senza anestesia. Abbiamo davanti ai nostri occhi una popolazione di disabili, con profonde ferite anche psicologiche, e mentre crescono i bisogni di queste vittime civili di guerra, il sistema sanitario è al collasso. Chiediamo ancora una volta il cessate il fuoco e il rispetto dei principi del diritto internazionale umanitario”, conclude il presidente dell'Associazione.