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Giulio Regeni, la madre in aula: "Sul suo corpo vidi brutalità delle torture"

Paola Deffendi è stata sentita come teste davanti alla Prima corte di Assise nel processo per il sequestro e l’omicidio del ricercatore friulano che vede imputati quattro 007 egiziani

Paola Deffendi mostra la foto del murales sul muro di Berlino dedicato a suo figlio Giulio Regeni - Agenzia Fotogramma / Ipa
Paola Deffendi mostra la foto del murales sul muro di Berlino dedicato a suo figlio Giulio Regeni - Agenzia Fotogramma / Ipa
21 gennaio 2025 | 13.04
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"Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio", ha detto Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, sentita come teste nell’aula bunker di Rebibbia davanti alla Prima corte di Assise nel processo per il sequestro e l’omicidio del ricercatore friulano che vede imputati quattro 007 egiziani. "Era coperto da un telo - ha continuato - e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse ‘suo figlio è un martire’. Lì capii che era stato torturato".

Il ricordo del figlio Giulio: "Fin da bambino amava la storia araba"

"Giulio era già stato in Egitto nel periodo del colpo di Stato di al-Sisi, - ha continuato la madre del ricercatore - quando ci tornò nel 2015 ci disse che la situazione era più calma e si sentiva tutelato in quanto ricercatore straniero. Non espresse mai alcun timore. Il 15 gennaio era il suo compleanno e gli mandai gli auguri e lo sentii felice e rilassato".

"Giulio fin da bambino era appassionato di storia, il mondo arabo lo ha conosciuto quando con tutta la famiglia siamo andati a Istanbul, andava in seconda media e ci accorgemmo che già aveva molto interesse per quella cultura", ha spiegato Paola Deffendi. "Era sobrio, non era un giovane a cui piaceva apparire. Aveva sempre il pallino di trovare lavoro e anche per questo decise di studiare la lingua araba" ha proseguito.

La scomparsa

Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, Deffendi ha ricordato: "L'ultima volta che abbiamo visto Giulio è stato il 24 gennaio 2016 via Skype. Il 27 ci è arrivata la notizia della sua scomparsa. Mio marito mi ha chiamato con una voce mai sentita. A casa mi disse che Giulio era scomparso. Quando sentii la console chiesi perché non ci avessero avvisato prima".

La madre di Regeni ha ripercorso poi i giorni della scomparsa del figlio, fino a quando è stata appresa la notizia della sua morte: "Ci chiamò l’ambasciatore Massari e ci disse ‘stiamo arrivando io e la ministra Guidi’. Ci sembrò strano. L’ambasciatore ci disse ‘non porto buone notizie’. Quando sono arrivati a casa di Giulio ci hanno abbracciato, facendoci le condoglianze e ci dissero ‘avete 5 minuti, la notizia è stata diffusa’".

La madre di Giulio infine ha rivelato che nel corso delle passate udienze del processo a Roma, un giorno ha incontrato l’ambasciatore egiziano in aeroporto: "Non l’ho mai detto prima. Ci siamo seduti accanto a lui, chiedendo se sapeva che c’era un processo in Italia sul caso Regeni, lui disse di sì".

I giorni in Egitto

La madre di Regeni ha ricordato in aula quando dopo aver saputo della scomparsa del figlio sono andati al Cairo, nella casa in cui abitava Giulio. "Trovammo il coinquilino di Giulio, ci chiese se la camera ci sembrava in ordine. Il giorno dopo lo abbiamo rivisto a casa e ci disse che erano passati tre poliziotti chiedendo informazioni su Giulio e sul suo computer, che io avevo messo in un cassetto. Poi - ha aggiunto - la mattina del 3 febbraio dovevamo andare al commissariato di Dokki ma ci dissero che non serviva più perché le autorità egiziane stavano lavorando sul caso”.

Il pensiero ad Alberto Trentini, detenuto in Venezuela

Entrando nell'aula bunker di Rebibbia per testimoniare al processo, la donna ha rivolto un pensiero anche ad Alberto Trentini, da oltre due mesi detenuto in Venezuela. "La nostra famiglia è molto vicina a quella di Alberto Trentini", ha detto Paola Deffendi. L'uomo, 45 anni, era in missione a Caracas per conto della ong 'Humanity & Inclusion'.

L'avvocata: "Sempre più chiara ragnatela costruita attorno a Giulio"

"Questo 2025 è iniziato con una udienza molto importante. Con il racconto fatto stamane della mamma di Giulio si è delineato ulteriormente il quadro dei giorni della scomparsa di Giulio e anche il clima che i genitori hanno respirato al Cairo", così l’avvocata Alessandra Ballerini, legale dei genitori di Giulio Regeni, al termine dell’udienza nell’aula bunker di Rebibbia. "Abbiamo assistito al video sulla testimonianza di un’altra persona che si trovava nei luoghi dove è stato torturato Giulio. Lui ha assistito, seppur indirettamente, alle torture e sa chi ha partecipato, come anche uno psicologo che aveva evidentemente il compito di rendere ancora più fragile Giulio - ha aggiunto - Si sta ricostruendo sempre più chiara quella ragnatela che si era costruita attorno a Giulio e che ha fatto sì che si abbattesse contro di lui tutto il male del mondo".

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