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Così un chiodo ha mandato in tilt le Ferrovie

Dietro un sistema, andato in tilt, una somma di circostanze improbabili ma non impossibili

Treni nel caos ieri (Fotogramma)
Treni nel caos ieri (Fotogramma)
03 ottobre 2024 | 15.11
LETTURA: 2 minuti

Un chiodo, piazzato nel punto sbagliato (ovvero tranciando alcuni cavi elettrici cruciali), nella centralina sbagliata. Con il passare delle ore si è definito lo scenario - da cui emergono chiare vulnerabilità del sistema - che mercoledì 2 ottobre ha portato per alcune ore allo stop della circolazione dei treni nell'area di Roma con inevitabili ricadute a livello nazionale.

Il chiodo nella canalina

Il chiodo incriminato sarebbe stato piantato nelle prime ore di mercoledì - forse intorno alle 3 - da una squadra di una ditta che lavorava alla 'manutenzione della rete', in un intervento assolutamente di routine. Solo che in questa manutenzione, qualcuno avrebbe piantato un chiodo in una canalina chiaramente contrassegnata - secondo una foto riportata da 'Repubblica' - dalla scritta 'Enel - Pericolo di morte - Non toccare i fili'. Il tassello in ferro avrebbe, così, danneggiato un cavo che finisce direttamente alla centralina che controlla la sala operativa della stazione Termini.

Il mancato allarme e la circolazione bloccata

Le ripercussioni non sono state immediate visto che queste cabine elettriche 'rosse' dispongono di sistemi di back-up dell'alimentazione con batterie di continuità che permettono al sistema di funzionare per alcune ore in caso di incidenti, dando ai tecnici il tempo di intervenire. Così è stato, con le batterie che hanno alimentato il sistema fino alle 6,20 quando tutto è andato in tilt. A non funzionare - secondo le ricostruzioni - sarebbe stata la seconda linea elettrica, di supporto alla prima, e il sistema di allarme alla centrale operativa, che avrebbe potuto dare ai tecnici il tempo di intervenire. Una incongruità provocata dal tipo di danno provocato dal famigerato chiodo, e cioè non un taglio netto al sistema ma un danno 'intermittente' che avrebbe inibito l'invio dell'allarme.

Una situazione improbabile, ma non impossibile come si è visto. Che ha messo in luce le vulnerabilità di un sistema che già nel 2022 aveva dovuto subire un attacco hacker (di origine ancora ignota): vulnerabilità che - ora che sono emerse con tanta chiarezza - potrebbero essere sfruttate da malintenzionati per danni ancora più gravi ai nostri trasporti.

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