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Donna uccisa a mani nude a Gravina, il marito resta in carcere. La scusa di lui: "Soffro di demenza senile"

Lacarpia ha tentato di far passare l'omicidio per un incidente stradale

Auto dei carabinieri
Auto dei carabinieri
10 ottobre 2024 | 15.38
LETTURA: 3 minuti

Il fermo di indiziato di delitto non è stato convalidato ma contestualmente è stata applicata una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Lacarpia, 65 anni, accusato di aver ucciso domenica mattina all'1.30 a mani nude, sulla strada vicinale dei Pigni nelle campagne di Gravina in Puglia, in provincia di Bari, la moglie Maria Arcangela Turturo, 60 anni.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura e dalla Polizia di Stato, l'uomo avrebbe tentato di incendiare l'auto, la Fiat Panda di famiglia, a bordo della quale si trovava la donna. Una volta che la vittima, pur ustionata, è riuscita ad abbandonare l'abitacolo, l'uomo l'avrebbe immobilizzata a terra e si sarebbe messo a cavalcioni su di lei gravando con il peso del suo corpo, posizionando le ginocchia sul suo addome ed esercitando con le braccia una pressione sullo sterno che avrebbe determinato fratture costali, frattura del corpo dello sterno, la compressione del cuore e il conseguente arresto cardio circolatorio. Ai poliziotti, ad alcuni testimoni presenti sul posto e alla figlia in ospedale, la vittima prima di morire, avrebbe detto che sarebbe stato il marito prima a tentare di darle fuoco e poi a ucciderla. Il doppio provvedimento (mancata convalida del fermo e ordinanza di custodia cautelare) è stato emesso dal gip del tribunale del capoluogo pugliese Valeria Isabella Valenzi. L'uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

Lacarpia: "Sono affetto da demenza senile"

Subito dopo l'intervento di alcuni giovani, diventati quindi testimoni oculari, sul luogo del delitto, che il presunto omicida ha tentato di far passare per un incidente stradale, Lacarpia si sarebbe preoccupato "di comunicare di essere affetto da demenza senile. Si tratta di informazione del tutto irrilevante in quel momento, evidentemente resa nota per precostituirsi una scusa", scrive il gip del tribunale del capoluogo pugliese Valeria Isabella Valenzi, nel provvedimento di 22 pagine con il quale non ha convalidato il fermo di indiziato di delitto ma contestualmente ha applicato una misura di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti.

"Pur versando in stato confusionale riferiva ai verbalizzanti che rientrando a casa, poco distante dal luogo del sinistro, aveva perso il controllo dell'autovettura che guidava ed aveva impattato il muro alla destra della carreggiata. Conseguentemente all'urto, la Fiat 500X era rimasta di traverso sulla carreggiata e subito dopo prendeva fuoco. Immediatamente, Lacarpia Giuseppe aveva estratto la moglie rimasta all'interno dell'abitacolo del veicolo alfine di metterla in sicurezza", ha poi sottolineato la giudice. Si tratta però "di una versione di comodo, meramente difensiva, poiché confutata dal compendio indiziario acquisito. Invero emerge benissimo dal video che l'uomo non ha minimamente messo in sicurezza la moglie, ma che l'ha, al contrario, aggredita. Inoltre, i primi rilievi sull'origine dell'incendio, suggeriscono che questo abbia avuto matrice dolosa".

All'udienza di convalida del fermo svoltasi ieri, ha partecipato il solo difensore, l'avvocato di ufficio Domenico Mastrandrea, visto che l'indagato, ricoverato la sera dell'8 ottobre nel reparto di cardiologia del Policlinico di Bari (a causa di una sincope, di origine verosimilmente cardiogena, che ha fatto seguito a una caduta dal letto nella cella del carcere) è risultato impedito a presenziare. Nei suoi confronti è stata quindi disposta la sospensione dei termini previste dal codice di procedura penale nelle more del ricovero.

Per il gip "va comunque espletata, nei suoi confronti, la valutazione richiesta dal pubblico ministero atteso che la funzione di garanzia assegnata all'interrogatorio previsto dal citato articolo 294, e, conseguentemente, al suo differimento, non implica alcun coinvolgimento della relativa disciplina nell'area dell'articolo 13 Costituzione, non derivando dall'espletamento di esso alcuna diretta conseguenza sulla libertà personale, in quanto soltanto l'assenza dell'interrogatorio nel prescritto termine di cinque giorni e non pure il mancato espletamento di esso in conseguenza del provvedimento motivato di differimento comporta la cessazione dello 'status custodiae', con differimento dell'interrogatorio a data da individuarsi, che verrà fissata, nel rispetto dei termini, non appena la Direzione della Casa circondariale trasmetterà l'attestazione di cessazione dell'impedimento, senza che da ciò possa derivare l'inefficacia dell'eventuale misura applicata".

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